10/02/2015
308. L’ULTIMA PERIFERIA di José Gabriel Funes (Direttore della Specola Vaticana)
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Esplorare l'Universo

L’articolo che pubblichiamo serve anche a capire il titolo del recente libro edito dalla Specola Vaticana, e pubblicato dall’Editrice Queriniana il 17 gennaio 2015. Il libro è stato presentato a Brescia, presente l’autore, nella libreria dell’Università Cattolica, Brescia. 

 

Appartengo a una generazione che è cresciuta guardando Star Trek, il telefilm originale, nel pomeriggio dopo aver fatto i compiti per la scuola. Posso dire che sono un trekkie, piuttosto che un fan di Star Wars. Ero rimasto un po' deluso dal film del 2009, ma l'ultimo ci mette sulla strada giusta. Star Trek Into Darkness si conclude con le mitiche parole del vecchio telefilm: «Spazio, ultima frontiera. Questi sono i viaggi della nave stellare Enterprise. La sua missione è esplorare strani nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà, per arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima». Trovo queste parole particolarmente belle perché interpretano il desiderio, molto umano, di conoscere ed esplorare l'universo. Questa è anche la missione della Specola vaticana, a cui vorrei riferirmi nel contesto dell'invito ad andare nelle periferie che Papa Francesco ha rivolto a tutta la Chiesa.

Nell'omelia per la festa di sant'Ignazio di Loyola, il Papa gesuita incoraggiava noi gesuiti ad andare nelle periferie. Questa esortazione è in linea con quella che Benedetto XVI aveva rivolto alla congregazione generale della Compagnia di Gesù nel 2008. In quell'occasione il Pontefice aveva affermato che la Chiesa ha bisogno di religiosi che dedichino la loro vita a stare proprio sulle frontiere tra la fede e il sapere umano, la fede e la scienza moderna, la fede e l'impegno per la giustizia. La missione della Specola vaticana fa parte di questo andare verso la periferia più lontana - l'ultima frontiera, se così possiamo dire - perché riguarda l'universo: andiamo lontano, perché studiamo le galassie più lontane, ma andiamo anche indietro, nel senso che esploriamo dal punto di vista della scienza l'inizio dell'universo.

Papa Francesco ci ha invitato a percorrere cammini di ricerca, cammini creativi. La scienza è uno di questi cammini che i gesuiti hanno percorso nei secoli. Ispirati da queste parole e consapevoli del rapido progresso della nostra comprensione dell'universo, noi astronomi vaticani cerchiamo di affrontare le grandi questioni dell'astrofisica e della cosmologia. Siamo entusiasti della nostra missione e desideriamo essere sulla frontiera della ricerca astronomica. Condividiamo con i nostri colleghi lo stesso entusiasmo nella ricerca di risposte alle domande fondamentali sull'universo. Siamo soli? Ci sono altre Terre? Come si formano ed evolvono stelle e pianeti? Come si formano ed evolvono le galassie? Che cosa sono la materia oscura e l'energia oscura? Che cosa sappiamo dell'universo nei suoi primi istanti? Ci sono altri universi?

Il Santo Padre nell'omelia ai gesuiti ha anche raccomandato di tenerci lontano dalla tentazione di pensare di essere noi al centro. Anche se Francesco non parlava in senso cosmologico, vale la pena ricordare che noi siamo il terzo pianeta vicino al Sole, che fa parte della periferia della nostra galassia (siamo a 28.000 anni luce dal centro galattico), una tra cento miliardi di galassie, ognuna delle quali con miliardi di stelle e pianeti.

Di fronte a questo infinito universo possiamo fare nostre le parole di Isaac Newton: «Io mi vedo come un fanciullo che gioca sulla riva del mare, e di tanto in tanto si diverte a scoprire un ciottolo più levigato o una conchiglia più bella del consueto, mentre davanti a me si stende inesplorato l'immenso oceano della verità». Ecco, gli astronomi sono come dei bambini che giocano con le galassie, le stelle e i pianeti sulla riva dell'universo.

La conoscenza scientifica dell'universo dovrebbe renderci più umili. E dovrebbe essere anche questo l'atteggiamento del credente che non è arrogante, come si legge nell'enciclica Lumen fidei a proposito del dialogo tra fede e ragione. Credenti e scienziati nella ricerca della verità devono essere aperti alla realtà, esplorando le diverse strade e condividendo le incertezze del cammino da seguire e la gioia della scoperta. In questo viaggio abbiamo tanti compagni di buona volontà, e tutti sono invitati.



© 2013 by L’Osservatore Romano (11 agosto 2013)
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