04/07/2005
53. L'essenza del cristianesimo secondo Joseph Ratzinger di Rosino Gibellini
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È in uscita nella nuova collana “Books”, ideata per il grande pubblico dalla Editrice Queriniana di Brescia, la nuova edizione (in nuova traduzione) dell’opera maggiore del teologo Joseph Ratzinger, ora Benedetto XVI, Introduzione al cristianesimo. Pubblicata nella lingua originale tedesca a Monaco di Baviera nel 1968, e prontamente edita in edizione italiana nel 1969 (nella collana “Biblioteca di teologia contemporanea”), l’opera riproduce le lezioni sul Credo, tenute dal quarantenne teologo all’università di Tubinga nel semestre estivo del 1967 in un corso destinato, secondo una colta tradizione mitteleuropea, agli uditori di tutte le facoltà.

Il libro, a quarant’anni di distanza, mantiene ancora sostanzialmente il suo valore e la sua leggibilità per l’essenzialità della trattazione, che introduce al cristianesimo, focalizzandosi sulla questione di Dio e del Cristo, È questa concentrazione sull’essenziale che sorprende, essendo stato ideato e scritto in una stagione culturale, quando i temi vivacemente discussi erano la struttura della chiesa e il rapporto tra chiesa e mondo. Il teologo di Tubinga va all’essenziale, e avrebbe potuto intitolare il suo libro L’essenza del cristianesimo, se questo titolo non rimandasse, quasi istintivamente, alle lezioni berlinesi del 1900 dello storico del cristianesimo, Adolf Harnack. Percorso storico, quello di Harnack; percorso teologico, quello di Ratzinger.


Nell’analisi di Ratzinger sei sono gli assiomi fondamentali che caratterizzano il cristianesimo.

1. Il cristianesimo fa appello al singolo, ma aprendolo al tutto: è la dialettica tra singolo e tutto. L’esistenza cristiana è una esistenza aperta. Non è l’autocoscienza, come in Cartesio, e soprattutto nell’idealismo, la fonte del tutto, bensì il singolo si trova nei suoi intrecci (Verflechtungen) con il tutto: corporeità, storicità, socialità, cosmo, futuro: «La fede cristiana non proviene dal singolo atomizzato, ma scaturisce dalla consapevolezza che il singolo semplicemente non esiste, che l’uomo, piuttosto, è tale solo nella connessione (Verspannung) con il tutto» (236). E ancora: «Si è cristiani per partecipare a una diaconia per il tutto» (240).

2. L’esistenza cristiana denota essenzialmente il passaggio dall’essere per se stessi all’essere per gli altri: è il principio del pro nella terminologia del Nuovo Testamento, che connette con l’esistenza di Gesù Cristo, de-centra dall’isolamento e dalla tranquillità del proprio io, coinvolge con gli altri e fa esistere per gli altri.

3. Per il cristianesimo Dio è il totalmente Altro, è il Massimo, ma si manifesta nel Minimo (nella croce di Cristo); sub contrario, in ciò che sembra il contrario di Dio, come si esprime Lutero, rimanendo così misteriosamente sconosciuto: «Dio, l’essere primo, l’alfa del mondo, si presenta ora come l’omega, come l’ultima lettera dell’alfabeto della creazione, come la creatura minima presente in essa» (246). La legge dell’incognito è la legge del nascondimento di Dio, del nascondimento del Massimo nel Minimo: «Il nulla cosmico è il vero Tutto, perché l’”essere per” è la caratteristica del divino» (248).

4. Il Minimo rimanda al Massimo della sovrabbondanza: «Cristo è l’infinita prodigalità di Dio. […] Dio, con un atto di indicibile autoprodigalità, non solo ha profuso un intero universo, ma addirittura ha dato se stesso per condurre alla salvezza quel granello di polvere che è l’uomo» (252). Se il Massimo si rivela nel Minimo, la sovrabbondanza è la sua misura, il più-del-necessario è il necessario e il divino.

5. La rivelazione cristiana ha il carattere della definitività, ma essa apre alla speranza del futuro. Ci si aspetterebbe qui il concetto di “Regno di Dio” che invece non compare e che rappresenta uno dei contributi maggiori della teologia della seconda metà del XX secolo. Il cristiano «è certo che la storia va avanti, ma il progresso esige un orientamento definitivo – proprio questo lo sottrae al girare a vuoto che non conduce a nessuna meta finale» (255).

6. l cristianesimo afferma il primato del ricevere sul fare, del dono sulle prestazioni. Da qui si comprende la lotta di Paolo contro la “giustizia basata sulle opere”. L’operare umano è una grandezza penultima; è un agire con re-sponsabilità mettendo le cose di questo mondo al servizio di un amore che ci precede e che ci redime, da accogliere come dono. La positività cristiana è accoglienza di un dono, che attiva iniziativa e responsabilità. Nel primato del ricevere sul fare Ratzinger individua «il più profondo punto di separazione tra il “principio speranza” cristiano e la sua trasformazione in senso marxista» (257).


La fede è una opzione fondamentale nei confronti della realtà, è una svolta nella vita. La fede è uno star-saldi e un porsi-in-relazione con la totalità, inconoscibile, della realtà. Nella fede l’uomo comprende che l’amore lo precede e rende possibile un’esistenza aperta, che, nella speranza, cerca il tutto.

Nella prefazione alla prima edizione Ratzinger riprendeva la storiella di “Giovannino felice e beato” che getta il mucchio d’oro che possedeva, perché pesante, per scambiarlo con altre cose senza valore, fino a non possedere più niente: lo scambia con un cavallo, con una mucca, con un’oca e infine con una cote da affilare che poi getta in acqua. L’apologo è un invito a recuperare, in una conoscenza capace di trasformazione, il tesoro della fede.



Testo

Joseph Ratzinger
Introduzione al cristianesimo
Lezioni sul Simbolo apostolico

Con un nuovo Saggio introduttivo
(nuova traduzione dal tedesco di Gianni Francesconi)
Nuova collana “Books”
Queriniana, Brescia 2005.


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Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
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