In Oltre Pio V, uscito in prima edizione nel 2007, Andrea Grillo affrontava con lungimiranza, lucidità e piglio critico il tema delle difficoltà nelle quali la riforma liturgica si stava dibattendo. Di lì a un paio di mesi sarebbe stato promulgato quel motu proprio di Benedetto XVI, Summorum pontificum, che istituzionalmente segnava il culmine stesso della crisi. Era quindi giusto che, dopo il motu proprio emanato da papa Francesco nel 2021, Traditionis custodes, quel saggio sull’attualità del movimento liturgico venisse aggiornato: erano i primi mesi di quest’anno.
In questi giorni è uscita, in edizione brasiliana, la traduzione portoghese della nuova edizione di Oltre Pio V. Riprendiamo qui la premessa all’edizione brasiliana, che chiarisce l’iter complesso con cui si è costruito il libro, dal 2007 ad oggi. Il percorso della questione liturgica, del resto, nella sua fase postconciliare, è ben lungi dal dirsi concluso: un ulteriore tassello è stato per esempio aggiunto il 29 giugno 2022 dalla lettera apostolica Desiderio desideravi. Perché la storia non si ferma.
A distanza di oltre cinque anni dalla edizione italiana (che è del 2007), nel 2013 questo libro aveva preso forma anche in lingua inglese. La prima edizione italiana era uscita due mesi prima del motu proprio Summorum pontificum, sulla base dei presentimenti e dei rumores che a Roma si facevano sentire già da molti mesi. Quindi per l’edizione USA, con tutto ciò che era accaduto in quel quinquennio, era stato necessario un aggiornamento del testo. I primi quattro capitoli erano rimasti gli stessi del 2007, salvo marginali ritocchi, mentre si era aggiunto un quinto capitolo del tutto nuovo, che commentava il motu proprio di Benedetto XVI Summorum pontificum del luglio 2007 e la Istruzione della Commissione Ecclesia Dei Universae Ecclesiae del maggio 2011.
Le questioni che venivano sollevate già in anticipo nel testo originale trovavano in questi due documenti del magistero papale e curiale ampia e oggettiva conferma. L’esigenza di un’adeguata ermeneutica del concilio Vaticano II e della riforma liturgica incontrava in questi sviluppi recenti una alta problematicità, alla quale la teologia poteva e doveva dare il proprio responsabile e necessario contributo. Perciò il libro, mediante questa edizione USA, era entrato nel movimento di pensiero e di discussione che nel contesto americano si era da poco espresso in due volumi di grande importanza: da un lato la riflessione condotta da Massimo Faggioli in True Reform. Liturgy and Ecclesiology in Sacrosanctum Concilium; dall’altro l’accurata ricostruzione storica e teologica di Patrick Regan, Advent to Pentecost. Comparing the Seasons in the Ordinary and Extraordinary Forms of the Roman Rite.
Entrambi questi volumi offrivano un contributo serio e fecondo nel giustificare il fatto che la chiesa cattolica del terzo millennio potesse intendersi non “secondo Pio V”, né “contro Pio V”, ma sicuramente “oltre Pio V”. Il fatto, poi, che la medesima casa editrice degli USA (Liturgical Press) accomunasse questi due libri con la versione americana del mio, era, a sua volta, un non trascurabile “segno dei tempi”.
Oggi, nel 2021, una nuova tappa editoriale, sollecitata questa volta dalla Chiesa e dalla cultura brasiliana, corrisponde ad una nuova tappa magisteriale e ad una nuova fase del dibattito ecclesiale. Da poche settimane il motu proprio di papa Francesco Traditionis custodes, anch’esso accompagnato da una lettera esplicativa ai vescovi, ha superato lo stato di eccezione liturgica introdotto da Summorum pontificum: in un certo senso, quattordici anni dopo, siamo tornati alla situazione originaria dalla quale questo libro era scaturito. L’aggiunta di un nuovo capitolo rispetto alla edizione americana – e di due rispetto alla prima edizione italiana – permette al lettore di tornare arricchito alla intuizione iniziale, dopo essersi nutrito dei dibattiti successivi al 2007 e della bella novità giunta novissime nel 2021.
Così una tappa importante della riforma liturgica si è appena compiuta ed esige una rilettura accurata, sul piano storico e teologico. Ne emerge a grandi linee il percorso ideale e istituzionale che il movimento liturgico e il concilio Vaticano II hanno iscritto definitivamente e irreversibilmente nella storia della chiesa cattolica contemporanea. Tutto questo sollecita oggi una ripresa audace e paziente, teoricamente avvertita e praticamente creativa.
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