14/07/2004
33. Intervista a Rosino Gibellini di Sonia Montaño
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Testo pubblicato in lingua portoghese brasiliana sulla rivista Unisinos della Universitade do Vale do Rio dos Sinos (Rio Grande do Sul, Brasile) in occasione del recente congresso internazionale sul tema “Teologia e Università nel XXI secolo”.


- Qual era la visione di Karl Rahner sulla teologia? Come la definiva, e come la praticava?

Per Rahner, la teologia ha innanzitutto una funzione nei confronti della comunità cristiana. La comunità cristiana nel mondo svolge molteplici attività: annuncia il vangelo, lo testimonia, celebra la salvezza, svolge una missione e una molteplice azione caritativa; ma per fare questo deve pensare. Questo è il compito della teologia: pensiero in funzione dell'annuncio e dell'attività della chiesa. Non si può avvedutamente agire senza pensare. Il filosofo tedesco Ernst Bloch era ammirato della forza dialettica che sviluppa la teologia cristiana. Ma la teologia, per Rahner, ha un'altro compito nella città secolare: La teologia, per la sua stessa presenza e attività, vieta che la ragione secolare venga decurtata del suo rimando ad una ulteriorità, ad un orizzonte di trascendenza, al mistero, che tiene aperta la ragione ai valori assoluti della verità. della giustizia, dell'amore per gli altri, del coraggio di vivere e di morire senza disperazione. La fede allarga e approfondisce la ragione. Credo che non ci sia stato nessun teologo cattolico che abbia vissuto nel XX secolo l'alleanza tra fede e ragione come Karl Rahner, e questo è un grande lascito (legacy) di Rahner per la teologia del XXI secolo.


- Come questo teologo intendeva il dialogo ecumenico e il dialogo inter-religioso? Credeva realmente che fosse possibile una riunione delle chiese?

Rahner ha dato un grande contributo sia al dialogo ecumenico, sia al dialogo inter-religioso. Sul dialogo ecumenico ha scritto il libro più coraggioso in campo cattolico (in collaborazione con il teologo di Monaco, Fries), espressivo già nel titolo, Unione delle Chiese, possibilità reale (1983), un anno prima della sua morte. Il nuovo metodo è di conciliare le diversità che nel frattempo si sono affermate nella storia delle confessioni cristiane con una essenziale intesa ecumenica sulla verità cristiana. Non si tratta di un ritorno all'ovile cattolico, ma di una vera riconciliazione. Rahner non solo pensava che ciò fosse possibile, ma urgente per la missione nel mondo. Per il dialogo inter-religioso, ha elaborato la tesi del \cristianesimo anonimo", piuttosto ardua nella sua esposizione, ma per la quale tutto ciò che di vero e di buono esiste nelle religioni non cristiane viene assunto e reso salvifico dall'evento del Cristo. Qui il dibattito è andato oltre, e precisamente dal "cristianesimo anonimo" ad un "cristianesimo relazionale", che è il progetto ora in fase di elaborazione nell'ambito della teologia cristiana.


- In generale si vede il concilio vaticano II come un ringiovanimento della chiesa. Però ci sono autori che pensano che Rahner uscì dal concilio piuttosto disilluso. Come si spiega questo? Rahner voleva andare oltre il concilio, e in che senso?

Rahner ha lavorato molto al Concilio come perito del card. di Vienna, Franz König, recentemente scomparso in tarda età. Certo pensava che il concilio avanzasse di più. In una sua lettera pubblicata parla del Concilio come "l'inizio dell'inizio", ma poi si devono consultare i 16 volumi dei suoi Scritti teologici (1954-1984), dove quasi tutte le tematiche conciliari sono riprese e approfondite. La sua grande intuizione è che nel Concilio si è realizzata, almeno germinalmente, la Weltkirche, la Chiesa mondiale, che vive in diversi contesti culturali e sociali, per cui la chiesa occidentale non rappresenta più la madre delle altre chiese, ma la sorella maggiore (in forza della storia finora sviluppatasi, che ha visto i testi conciliari prima scritti in lingua greca e poi in lingua latina) delle altre chiese cristiane, che vivono ora in un nuovo orizzonte di cattolicità. Da qui si aprono scenari inediti per il cammino della Chiesa nei prossimi decenni.


- In una recente intervista alla nostra rivista, il teologo Jürgen Moltmann affermò che lui e Karl Rahner avevano un disaccordo sul tema della “sofferenza di Dio”. Moltmann affermò: «Io sono stato totalmente in disaccordo col suo “Dio impassibile”, e lui era totalmente in disaccordo col mio “Dio crocifisso”. E tuttavia questi disaccordi teologici sono buoni quando sono in funzione della ricerca della verità». Lei cosa pensa di queste due idee?

Su questo punto c'è effettivamente una disputa tra Rahner e Moltmann, a proposito della sofferenza in Dio. Rahner è teologo più classico di Moltmann, Moltmann è teologo più innovativo. Per Rahner, nella linea della teologia calcedonese, la sofferenza è della natura umana, assunta dal Verbo, e quindi è possibile una via di riscatto dalla sofferenza per questa assunzione, ma la sofferenza resta nell'ambito della natura umana (assunta dal Verbo). Moltmann si spinge oltre: egli ha scritto un libro di grande impatto Il Dio crocifisso (1972), dove dialoga con la teologia ebraica, in particolare con Elie Wiesel e con Martin Buber, dal quale assume il concetto del pathos di Dio. In Gesù è Dio stesso che soffre. Certo è la sofferenza patetica connessa con l'amore: là dove c'è amore, c'è capacità di sofferenza, e così la sofferenza stessa come sofferenza dell'amore è assunta in Dio stesso. La passione del mondo è assunta in Dio. Si potrebbe dire: indirettamente in Rahner, direttamente in Moltmann. Ma nell'uno e nell'altro caso, c'è possibilità di riscatto e di senso. Io sono più vicino alla posizione di Moltmann, ma si attende ancora uno studio approfondito che valuti i due contributi nelle loro implicanze nel dogma dell'incarnazione. Ma è bene che in teologia ci siano opinioni anche discordanti, esse portano accentuazioni diverse nella riflessione del pensiero cristiano.


- Come queste idee possono aiutare a comprendere un secolo di grandi olocausti e del fenomeno che viene chiamato “silenzio di Dio”?

Queste teorie teologiche aiutano a pensare il coinvolgimento di Dio nella storia del mondo e a dare un senso al non-senso, altrimenti le catastrofi resterebbero solo catastrofi senza senso. Per il dogma cristiano, le catastrofi vengono assunte in una storia più grande e più profonda, è la storia di Dio con il mondo, che dona senso e salvezza anche all'insensatezza umana. La storia umana è così inserita nella storia della salvezza. Non è un inserimento indolore, come sta a dimostrare la passione di Cristo e la sua morte in croce. Rahner e Moltmann offrono due varianti di questa inserzione salvifica della storia umana in una storia della salvezza. In definitiva, la croce è la parola di Dio al mondo, sempre presente e sempre eloquente. La passione del mondo, secondo una bella espressione di Moltmann, sta nascosta ai piedi della croce, e così riscattata dalla sua insensatezza.


- Come il pensiero di Rahner potrebbe illuminare un mondo globalizzato che spinge sempre più persone verso la miseria e aumenta le differenze sociali e i pregiudizi ambientali, mettendo a rischio il pianeta e perfino la sopravvivenza della specie umana?

Su questi temi si sono espresse con più vigore altre teologie o modalità del fare teologia, come la teologia latino-americana, la teologia africana, la teologia asiatica e la teologia femminista, sorte dagli anni Sessanta/Settanta in poi. Rahner ha trattato prevalentemente i temi connessi con quella che va sotto il nome di "svolta antropologica in teologia": e cioè la teologia deve dare la comprensione dell'esistenza umana. Sul sociale Rahner è stato meno innovativo, ma apparteneva ad una generazione diversa, anche se si deve ricordare il suo contributo ai dialoghi con i marxisti, la sua difesa, nelle ultime settimane della sua vita, della teologia della liberazione. Ci sono pagine politiche nell'opera di Rahner, che però sono state sviluppate dal suo discepolo Metz e poi da Moltmann, in quella corrente molto ricca di riflessioni che va sotto il nome di "teologia politica", ed è particolarmente attenta alle dimensioni sociali del messaggio cristiano. Sono poi sorte altre teologie continentali, rispondenti ai nuovi bisogni e ai nuovi contesti. Ormai si deve parlare di teologie al plurale, soprattutto nell'epoca della Postmodernità.


- Qual è stato il più importante contributo del teologo Yves Congar, di cui ricorre, come anche di Rahner, il centenario della nascita? Possiamo stabilire alcune somiglianze, alcune differenze, tra i due teologi?

Congar e Rahner sono due teologi diversi, eppure complementari. Congar è storico e ecclesiologo, la sua passione era l'unità dei cristiani; ha insegnato l'ecumenismo a tutta la chiesa cattolica; il suo tema era la riforma della chiesa da intendere in senso cattolico. Rahner è un teologo dogmatico che ha rinnovato la dogmatica cattolica: il suo fronte è la missione nel mondo nell'epoca del secolarismo e del pluralismo. In questo senso sono complementari, e tale complementarità l'hanno esercitata nella fondazione della rivista internazionale di teologia, Concilium, fondata nel 1965. Solidali entrambi nel soffrire per la loro chiesa, che li ha censurati a più riprese, ma essi vedevano molto lontano. Sono i nuovi profeti della chiesa cattolica nel XX secolo.


- Qual è l’eredità più importante dei due teologi, di cui deve far tesoro la scienza teologica e l’università?

Il lascito di Congar per l'università è l'amore agli studi storici per una ricostruzione del passato non come fine a se stessa, ma alla riforma della chiesa e alla ricomposizione delle divisioni intervenute nel passato. Il lascito di Rahner per l'università è il dialogo con le filosofie e con il pensiero. Rahner ha dialogato soprattutto con Kant e con Heidegger, ma con libertà e insieme con piena conoscenza. È un compito da continuare, soprattutto nel tempo della Postmodernità, che è il tempo del pluralismo della conversazione umana.


- C’è qualche altro aspetto che merita di essere sottolineato?

Ogni grande teologia è oggi chiamata a tracciare linee di spiritualità. La spiritualità di Congar è la "passione per l'unità". In questo senso vorrei raccomandare il breve volumetto, Cette Eglise que j'aime, Ecco la chiesa che amo!. La spiritualità di Rahner è quella di saper cogliere la vicinanza del mistero santo alla propria vita nelle cose di ogni giorno, e sarebbe così da raccomandare il bel volumetto Cose d'ogni giorno. Ma bisogna ritornare a rileggere questi classici del nostro tempo.


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Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (UE)
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