19/06/2015
322. IN MEMORIAM A vent'anni dalla morte di Yves Congar (22 giugno 1995) Riforma della Chiesa
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Yves Congar è uno dei più grandi ecclesiologi del Novecento, che ha aperto l’ecclesiologia cattolica all’ecumenismo. Uno dei suoi testi più significativi è Vera e falsa riforma nella Chiesa del 1950, che interpretava il fiorire di esperienze e movimenti in atto nella chiesa cattolica, che porteranno i loro frutti con il concilio Vaticano II. Secondo il suo discepolo Jean-Pierre Jossua, uno dei principali rappresentanti della teologia francese, «Vera e falsa riforma nella Chiesa è senza dubbio il più grande libro del padre Congar», e si deve anche riconoscere «l’importanza decisiva che esso ha avuto per l’idea di un concilio di riforma della vita della chiesa» (il “Concilio pastorale” di Giovanni XXIII). Nell’immediato post-concilio Congar pubblicava la seconda edizione di quel libro, nel 1968, con una prefazione ormai storica, che illuminava la svolta conciliare, che poneva la chiesa in stato di riforma. Il già citato teologo francese Jossua ha raccolto le pagine più significative di Congar, centrandole sul concetto di «riforma nella chiesa» 1.

 

Yves Congar, o.p. Giovanni XXIII, in meno di qualche settimana, e in seguito il concilio hanno creato un clima ecclesiale nuovo2. L’apertura maggiore e venuta dall’alto. Di colpo, delle forze di rinnovamento che stentavano a manifestarsi apertamente potevano svilupparsi. I timidi esempi di riforme che si trovano menzionati nel nostro testo del 1950 sono largamente superati! Quanto avviene oggi, dal punto di vista positivo, corrisponde certo a ciò che desideravamo, ma sorpassa di gran lunga ciò che si poteva sperare nel 1950.

Riforma liturgica ancora in piena evoluzione, istituzione di consigli presbiterali e pastorali (con la partecipazione dei laici), restaurazione di ciò che si può chiamare la vita conciliare della chiesa (sinodo dei vescovi, conferenze episcopali, sinodi diocesani, ecc.), incoraggiamenti alla ricerca nell’ambito delle scienze religiose, ricerca e prime applicazioni d’un nuovo stile nella formazione dei chierici, ecc. Nell’insieme, e malgrado qualche brutto incidente, i teologi godono di una normale libertà di ricerca e d’espressione. Ma i due grandi fatti che soprattutto incidono già e incideranno sempre più sul clima della vita ecclesiale sono: una ecclesiologia del popolo di Dio e l’ecumenismo.

Non abbiamo terminato di elencare le conseguenze delle prese di posizione del Vaticano II nell’ambito ecclesiologico: superamento d’una ecclesiologia di pura “gerarchiologia” e denuncia del giuridismo (non ignoranza del diritto, beninteso!); primato accordato all’ontologia della grazia a base sacramentale all’esistenza cristiana o battesimale come tale in rapporto ai posti occupati nella società-chiesa; concezione apostolica, non principalmente rituale, del sacerdozio, e valorizzazione della Parola, della catechesi; riconoscimento dei carismi e della varietà dei ministeri, ecc. Per ciò che concerne l’ecumenismo, si può affermare che esso e diventato o e in procinto di divenire una dimensione che accompagna tutta la vita della chiesa, anche la vita più intima. Questo comporta e comporterà evidentemente delle reinterrogazioni, delle aperture di cui non si può al presente misurare né l’ampiezza né la profondità. In tal modo si ritrova per altra via il legame che, fino dall’inizio, abbiamo percepito e messo in evidenza tra ecumenismo e riformismo: le riforme non sono soltanto una istanza preliminare dell’ecumenismo, ma si nutrono di esso.

Se il clima ecclesiale è nuovo, anche la problematica si è rinnovata. Più per addizione e approfondimento che per sostituzione completa di nuovi dati a quelli vecchi. Le questioni sono d’adattamento, ma divenute più radicali non soltanto perché più dure, più acute e più urgenti, ma per il fatto che oggi toccano le radici stesse della chiesa e della fede. Mentre nel 1947-50 noi operavamo nell’ambito d’un cattolicesimo che ci assicurava ancora uno spazio d’azione, oggi siamo, intellettualmente e culturalmente, strappati dal quadro del cattolicesimo, anzi dal quadro religioso, e proiettati in un mondo che, per la sua densità di vita e d’evidenza, ci impone i suoi problemi.


Note

1. [Cfr. CARD. YVES CONGAR, Écrits Réformateurs, Textes choisis et présentés par Jean-Pierre Jossua, Cerf, Paris 1995].

2. [Ci siamo chiesti se Giovanni XXIII aveva letto Vraie et fausse réforme. La risposta ci e venuta un giorno da un missionario che ci ha spontaneamente raccontato questo: nel 1952, rendendo visita a mons. Roncalli alla nunziatura di Parigi, lo trovo mentre stava leggendo questo libro, sui margini del quale aveva tracciato dei segni di matita (questo esemplare senza dubbio esiste ancora). Mons. Roncalli disse al suo visitatore: «È possibile una riforma della chiesa?»].






© YVES CONGAR, Vraie et fausse réforme dans l’Église, 1950, 1968².
Trad. it. di Stefano Campana; introduzione di Massimo Camisasca, Vera e falsa riforma nella Chiesa,
Prefazione alla seconda edizione 1968, Jaca Book, Milano 1972, 9-12.


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