05/01/2005
39. In memoria del padre Jacques Dupuis – Teologo fedele e coraggioso di Rosino Gibellini
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Ho incontrato per l’ultima volta il p. Jacques Dupuis all’Università Gregoriana nel pomeriggio del 16 dicembre (2004) in una lunga conversazione, che non pensavo fosse d’addio, anche se ho trovato il valoroso teologo piuttosto debilitato. Belga di origine, classe 1923, ha insegnato dal 1948 al 1984 in India alla facoltà di teologia di Delhi, e successivamente, a partire dal 1984, alla facoltà di teologia dell’Università Gregoriana di Roma, dove è deceduto, quasi improvvisamente, il 28 dicembre u.s.
La mia conoscenza un po’ approfondita è attraverso il suo libro, Gesù Cristo incontro alle religioni (1989), dove svolge, utilizzando soprattutto la sua diretta conoscenza dell’induismo, una teologia delle religioni. La sua posizione è esemplare della soluzione che va sotto il nome di inclusivismo o cristocentrismo inclusivista: le religioni sono vie di salvezza, ma subordinate al Cristo, in cui si trova la pienezza della salvezza. Ne La teologia del XX secolo (1992), citavo Dupuis come il rappresentante più qualificato di questa posizione, prudentemente avanzata, ancora largamente diffusa nella teologia cattolica.
Il libro di Dupuis mi aveva colpito, non tanto per la soluzione teoretica, ma per la ricchezza della documentazione e per la conoscenza diretta del mondo religioso indiano. Il libro però appariva piuttosto frammentario. Per questo, qualche anno dopo, facendosi urgente il tema del dialogo inter-religioso e della teologia delle religioni, gli scrivevo proponendogli una trattazione completa, da dividere in due parti: storica e teoretica, dell’intera problematica. Il p. Dupuis rispondeva prontamente e affermativamente, e si metteva subito al lavoro. Era rimasto sorpreso della proposta, per la quale si era preparato da una vita. Nasceva così la sua opera, Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso (1997), scritta in lingua inglese e inserita nella “Biblioteca di teologia contemporanea” (n. 95), che si impose all’attenzione internazionale.
Nella elaborazione di questa sua nuova opera il p. Dupuis faceva un passo innovativo: dal cristocentrismo inclusivista passava, argomentando e documentando, alla posizione di un inclusivismo pluralista o pluralismo inclusivo. Dupuis, in sostanza, afferma la “decisività” dell’evento del Cristo che non esclude, anzi postula, l’operosità universale del Verbo e l’operosità universale dello Spirito oltre l’evento del Cristo, in forza delle quali rimane legittimato il pluralismo religioso, e le religioni non-cristiane sono viste come mediazioni partecipate o mediazioni complementari di salvezza, ma di una complementarità asimmetrica, dell’evento decisivo della salvezza, che si è compiuto in Cristo. In altri termini, il passaggio era: dalla concezione delle altre religioni come mediazioni subordinate, alla concezione delle altre religioni come mediazioni complementari.
L’opera, tradotta nelle principali lingue europee (anche se manca la traduzione tedesca), ha suscitato recensioni, consensi e dissensi, richiamando l’attenzione anche della Congregazione della dottrina della fede. La decisione della “Contestazione” del libro è stata presa in “assemblea ordinaria” dalla Congregazione per la dottrina della fede il 10 giugno del 1998. L’Autore ne ha ricevuto notizia in data 2 ottobre 1998. Iniziava così un lungo e faticoso processo di chiarificazione, che il p. Dupuis ha raccontato in un libro-intervista, mai pubblicato.
Nel frattempo, per contribuire a una chiarificazione, proponevo al p. Dupuis di raccogliere in un volume del “Giornale di teologia” le principali recensioni per fare il punto sulla discussione. Ricevevo, con lettera datata 13 dicembre 1999, il malloppo dei testi fotocopiati e del suo ampio intervento con una lettera di accompagnamento, in cui indicava gli interventi da inserire: «Per quanto riguarda i nomi e i contributi da ritenere nella documentazione ci ho pensato dopo la sua visita recente. Stando ai nomi e all’importanza dei contributi io penso che siano da ritenere i seguenti (seguiamo l’ordine dell’indice che ho consegnato da lei): Gibellini, Dupuis, Geffré, Doré, Canobbio, Fitzgerald, Bianchi, O’Collins, de Rosa, Toniolo, Di Giorgio, Sartori, Haight, Griffiths, Stefani, D’Costa, Alemany, Molari, Odasso, Elders, Merrigan, Gronchi, Scheuer, Waldenfels, De Souza, König, Valente, Ratzinger, Provinciali Gesuiti, Rose, Gabrielli, Balasuriya». Questo libro è rimasto allo stato di progetto, in quanto trovavo il materiale inviato piuttosto disparato, e inoltre per ragioni di spazio, non era possibile inserire due interventi importanti ma lunghi (per complessive 100 pagine), uno molto critico della Revue thomiste, e un altro molto elogiativo a firma del teologo brasiliano F. Teixeira, in Perspectivas teologicas. Si passava, invece, alla progettazione di un libro più agile, in cui Dupuis riprendesse l’opera maggiore, con più essenzialità e con le opportune chiarificazioni. Il libro, Il cristianesimo e le religioni. Dallo scontro all’incontro, scritto direttamente in italiano e terminato il 31 marzo 2000 appariva in “Giornale di teologia” (2001) con prefazione di Luigi Sartori e con Imprimatur datato 3 giugno 2001 (ma con soppressione di un’Appendice già inviata in cui l’Autore analizzava la Dominus Jesus).
Nel frattempo la Congregazione per la dottrina della fede pubblicava la Dichiarazione Dominus Jesus (5 settembre 2000) e una “Notificazione sul libro Verso una teologia cristiana del pluralismo religioso di Jacques Dupuis” (pubblicata il 27 febbraio 2001). In sostanza la Dichiarazione vaticana imputa a Dupuis di attenuare la tesi della unicità e universalità della salvezza in Cristo.



Dove si situano i problemi?

Nel delicato, e nuovo, tema del dialogo inter-religioso e della teologia delle religioni, che ne costituisce il quadro di riferimento concettuale, semplificando, si possono individuare due linee: la linea inclusivista (le Religioni sono vie salvifiche subordinate al Cristo); e la linea pluralista (le Religioni sono vie salvifiche equivalenti). Ora, il problema che si pone è come aprire un passaggio tra inclusivismo e pluralismo. L’inclusivismo sa di annessione delle altre religioni al cristianesimo; il pluralismo comporta una relativizzazione della identità cristiana.
Nel cantiere teologico si vanno sperimentando alcuni tentativi per elaborare quello che chiamo un cristianesimo relazionale, il quale ponga l’identità cristiana in relazione costruttiva con le altre tradizioni religiose. Tra questi tentativi si collocano: Claude Geffré, per il quale tuttavia le altre religioni sono mediazioni subordinate; Jacques Dupuis, per il quale le altre religioni sono mediazioni complementari; Hans Küng con il “Progetto per un’etica mondiale”; Michael Amaladoss, per il quale si dovrebbe parlare di mediazioni interconnesse. È una esplorazione in corso in un terreno finora ignoto, che richiede di coniugare fedeltà e coraggio.

Nel mio ultimo incontro con il p. Jacques Dupuis, pochi giorni prima della sua improvvisa scomparsa, del 16 dicembre 2004, gli domandavo se, sull’esempio di Teilhard de Chardin, avesse affidato i suoi manoscritti non pubblicati (o files elettronici) a persona di fiducia (estranea alla Compagnia di Gesù, anche se ha sempre trovato un valido sostegno nel suo confratello della Gregoriana, il padre australiano Gerald O’Collins e a strutture ecclesiastiche), per metterli al sicuro. Si trattava ovviamente di un accenno molto discreto. Il padre mi aveva risposto, proponendomi di leggere il testo di un suo nuovo libro, che mi avrebbe inviato, commissionatogli da una Casa Editrice canadese del Québec, e scritto in lingua francese, che non riusciva ad ottenere il Nulla osta da parte dei revisori della Compagnia a ciò deputati, e voleva propormi come membro di una nuova commissione di revisori, esterni alla Compagnia, che intendeva proporre al Preposito Generale, proposta che avevo accettato.
Rimane, al di là di molti altri scritti, la sua trilogia (come amava chiamarla): 1989, 1997, 2001, sul tema, difficile pionieristico e controverso, della teologia delle religioni e del pluralismo religioso (dizione quest’ultima preferita da Dupuis): essa si rivela come un tentativo di trovare una nuova via praticabile tra annessione e pluralismo, utilizzando la sua esperienza asiatica. Aveva anche già concordato, prima dell’impegnativo “colloquio” con la Congregazione della dottrina della fede, di completare il tema con un’opera di cui aveva già fissato il titolo: Gesù Cristo incontro alle culture, altro tema congeniale alla teologia asiatica, destinato a imporsi nei prossimi decenni.



Testi di riferimento

- Rosino Gibellini, La teologia del XX secolo, Queriniana, Brescia 1992, 20045 (in questa quinta edizione si segnala il cambiamento di posizione di Dupuis).

- Rosino Gibellini (ed.), Prospettive teologiche per il XXI secolo, Queriniana, Brescia 2003 (per le posizioni di Geffré e Amaladoss).

- Paul Knitter, Introducing Theologies of Religions, Orbis Books, New York 2002.

- Rosino Gibellini, La teologia di Karl Rahner nel contesto della teologia delle religioni. Dal cristianesimo anonimo a un cristianesimo relazionale, in Itinerarium. Rivista multidisciplinare dell’Istituto Teologico “San Tommaso”, Messina, 12 (2004) N. 28, 19-32.



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