22/10/2015
328. IN MEMORIA DEL CARDINAL MARTINI Sentirsi redenti di Rosino Gibellini
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In occasione del terzo anniversario della morte del cardinale Carlo Maria Martini avvenuta a Gallarate il 31 agosto 2012, il teologo milanese Marco Vergottini ha organizzato una raccolta di scritti su la figura e le opere del cardinale come atto di memoria riconoscente alla sua persona. Sono intervenuti 100 protagonisti del mondo della cultura, della società e della Chiesa; e da ultimo nella seconda edizione la stessa testimonianza di Papa Francesco. Il volume è edito dalla Edizioni Piemme, Milano. La testimonianza richiesta doveva partire da una affermazione tolta dagli scritti del cardinale. Si propone qui una di queste testimonianze.


 
«Io nutro la speranza che presto o tardi tutti siano redenti. Sono un grande ottimista. Ammetto che in molti casi non riesco a comprendere. Vi sono anche fasi della mia vita in cui non ho sentito di essere redento. Però, la mia speranza che Dio ci accolga tutti, che sia misericordioso, è diventata sempre più forte».


Conversazioni notturne a Gerusalemme,  
Mondadori, Milano2008, p. 17

 


Il mio contatto con il card. Martini è stato a distanza, anche se ha scritto, invitato, la dotta Presentazione al Nuovo Grande Commentario Biblico (Queriniana,  1997), esprimendo letizia e augurio perché la Bibbia diventi sempre più per tutti i credenti «l’acqua che dà vita all’aridità spirituale dell’esistenza umana».

Come lettore, i miei libri sono Il Discorso della Montagna, e il singolare, confidenziale libro delle Conversazioni notturne. Qui mi colpisce in particolare l’esperienza del sentirsi redento della grazia di una redenzione universale, che raggiunge tutte le esistenze umane. Da buon teologo, e con remote reminiscenze di Origene, si interroga, con pensiero esitante, sulle esistenze totalmente fallite (si fa il nome di Hitler); e, qui, la sua riflessione si colloca sulla linea della “nuova” escatologia, espressa in particolare da Schillebeeckx (non citato), dell’annientamento di tali esistenze (invece che di un inferno eterno). Ma, di nuovo si accende un lampo di luce origeniana: «Ma forse, nell’altro mondo, Dio ha nuove possibilità. È una questione che deve rimanere aperta. Soltanto Dio conosce la risposta». E, più avanti, esprime l’«entusiasmo» per la «visione», che «innalza al di sopra di meschini conflitti», di Teilhard de Chardin.

In linea con la teologia della correlazione tra polo rivelativo e polo antropologico (Rahner, Metz), che afferma: «il monoteismo biblico rappresenta una difesa dell’uomo» e sviluppa un “cristianesimo della sequela”, il biblista confida la sua posizione teologica: «Di peccato la Chiesa ha parlato molto, a volte troppo. Da Gesù può imparare che è meglio incoraggiare gli uomini e stimolarli a lottare contro il peccato del mondo. Con “peccato del mondo” la Bibbia non si riferisce solo alle nostre colpe personali, bensì a tutte le ingiustizie e ai pesi che ereditiamo. Gesù ci chiama a collaborare alla guarigione là dove l’ordine divino del mondo è stato violato».

Mi colpisce il cuore e la sincerità teologica del Cardinale.

 

 

 

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Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (UE)

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