15/11/2022
521. IL GREMBO DELLA SCRITTURA, LA LINGUA MATERNA DI DIO di Pierangelo Sequeri
Ingrandisci carattere Rimpicciolisci carattere

Il 27 ottobre scorso, presso la Pontificia Facoltà di scienze dell’educazione «Auxilium» di Roma, il prof. Pierangelo Sequeri ha preso la parola per offrire una riflessione riguardante, tra le altre cose, la forma della Bibbia e il linguaggio di Dio. Vogliamo qui proporre la trascrizione ragionata di alcuni brevi passaggi dell’intervento, particolarmente utili per introdurci all’ultimo lavoro pubblicato dal prof. Sequeri per Queriniana, Iscrizione e rivelazione. Il canone testuale della parola di Dio, e per apprezzarne la densità teologica.



Bibbia e teologia: problemi e spunti di ripensamento

È inutile nasconderselo: dall’età moderna in avanti, abbiamo dei problemi con la lettura teologica della Bibbia (vale a dire, il rapporto tra esegesi, teologia, spiritualità…). Come possiamo leggere letteralmente, storicamente e criticamente la Bibbia, traendone insieme un significato di rivelazione – che non sia giustapposto, ma non sia neanche una semplice ripetizione delle parole scritte?

Un’indicazione può venire dal considerare il corpus testuale proprio come un corpus, che si forma come un corpo, un organo dopo l’altro, una funzione dopo l’altra, e che in quanto tale ha una sua gestazione. Per questo la Bibbia è fatta di scritture e riscritture, rielaborazioni, aggiunte ecc. Proprio come un corpo che così si forma nel grembo materno.

In questo senso la Scrittura non è la lingua di Dio. La Scrittura è scritta nelle lingue che conosciamo; non c’è una lingua di Dio (come il francese, l’ebraico, l’arabo…), eppure c’è un linguaggio di Dio. A che cosa assomiglia questa lingua di Dio, che non è come una lingua e però è un linguaggio attraverso il quale Dio parla? Assomiglia alla lingua materna.



La lingua materna

Che cos’è la lingua materna? È la funzione che ci introduce nel linguaggio umano, soprattutto (ma non solo) nella fase iniziale, quando si è ancora nel grembo materno. La lingua materna non è il francese, l’italiano… Solo molto più tardi impariamo che la lingua materna si è servita, ad esempio, dell’italiano perché siamo nati in Italia. Essa, tuttavia, non è una lingua, eppure è un linguaggio. In qualunque lingua sentiamo un bambino che piange, questo è un linguaggio umano, a tutti comprensibile, di cui capiamo la portata e di cui cerchiamo di decifrare il contenuto, l’esperienza. La lingua materna ci introduce nel linguaggio umano e scopre che, quando lo fa, noi siamo capaci di rispondere. Questa non è una cosa che la madre può creare. Se Dio non ci rendesse capaci di rispondere, non puoi crearlo. La lingua materna sollecita, fa nascere dentro di noi la nostra capacità di essere linguaggi-umani, di abitare nel linguaggio umano. Abitare questo linguaggio è possibile soltanto perché siamo creature di Dio. Se non fossimo adatti ad abitare nel linguaggio umano, nessuna lingua potrebbe insegnarcelo.

La mamma invece è in grado di farlo, e lo fa perché è esperta di questa lingua materna. Questa infatti è semplicemente l’altra faccia della gestazione, l’altra funzione del grembo: far nascere un essere umano, e quindi abilitarlo a entrare nel linguaggio umano. 



Scrittura e lingua materna di Dio

Quando noi credenti diciamo che la parola di Dio non si risolve nel corpo testuale degli scritti e allo stesso tempo senza questo corpus evapora, si dissolve, si corrompe, parliamo della lingua materna. Parliamo di quella gestazione, della lingua di Dio come lingua materna. Il linguaggio di Dio presiede alla gestazione delle Scritture del corpus, così che quando lo interroghiamo è capace di risponderci nel linguaggio di Dio. Essa non sarà mai codificabile come si fa con le lingue, eppure sarà intelligibile, perché Dio ci ha resi capaci di intendere il linguaggio di Dio nel corpo, nel grembo di un linguaggio umano. E ogni volta che proviamo a farlo, succede una rivelazione inaspettata, perché miriamo alla lingua di Dio e non solo al significato dei vocaboli nei quali è scritta. Questa però non è neanche un’esperienza mistica, perché la lingua materna opera attraverso la relazione con il bambino (voci, carezze, nutrimento…).

La parola di Dio non è una lingua, ma un linguaggio e la Bibbia è il grembo che ci consente di ascoltare questo linguaggio. Se la Bibbia – non il Catechismo, quello viene dopo, come quando si va a scuola – ridiventasse la nostra lingua materna, i bambini saprebbero ascoltare il linguaggio di Dio, non se lo dimenticherebbero più e questo li accompagnerebbe per tutta la vita, proprio come la lingua materna che ci ha consentito di nascere come umani.




© 2022 by Teologi@Internet
Forum teologico fondato da Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (Italy)

Teologi@Internet: giornale telematico fondato da Rosino Gibellini