19/02/2018
390. IL FERVORE EDITORIALE (SCOMPARSO) di Giovanni Santambrogio
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In Storia dell'editoria cattolica in Italia (Editrice Bibliografica, Milano 2017) Giuliano Vigini traccia un interessante ritratto di ciò che l'editoria cattolica è stata, è e (forse?) sarà nel nostro Paese. Consapevole di come l'editoria cattolica abbia portato e continui a portare un contributo fondamentale alla società e alla cultura del Bel Paese, Vigini passa in rassegna le tappe salienti di questa storia dall’unità d’Italia ad oggi, accompagnando il lettore in un percorso suggestivo in cui persone, gruppi e istituzioni si vedono chiamati a «costruire con passione e competenza un solido edificio di cultura religiosa e spirituale» a servizio dell’intera comunità nazionale. Condividiamo allora con i nostri lettori la recensione che G. Santambrogio offre, del libro di Vigini, su Il Sole 24 Ore.




La crisi dell'editoria non ha risparmiato nessuno. Chi non ha chiuso è tuttora costretto a ripensamenti di strategia, di organizzazione, di mission. Un nuovo corso tutto da disegnare. Di "nuovo inizio" parla Giuliano Vigini pensando agli editori cattolici, espressione di una storia intensa, e per molti versi affascinante, che ha attraversato tutto il Novecento. Alcuni di loro, come le Edizioni San Paolo fondate da don Giacomo Alberione nel 1914, sono arrivati a diventare gruppo editoriale con cospicui capitali e un catalogo importante, per poi trovarsi in una crisi finanziaria che ha ridimensionato, impoverendoli, anche gli orizzonti culturali. Si sono poi verificati accorpamenti, vendite, chiusure.

Delle collane di teologia, dei Padri della Chiesa, degli autori internazionali che hanno formato generazioni di cattolici nei momenti storici più delicati dal modernismo al fascismo, dalla guerra al Concilio Vaticano II fino agli anni del post-Concilio è rimasto poco. L'editoria cattolica aveva conquistato posizioni leader nella scolastica con i libri di testo della Sei di Torino e de La Scuola di Brescia. Oggi deserto o briciole. Non solo, questa editoria ha diffuso la conoscenza dei mistici: la collana Capolavori ascetici e mistici di Àncora ha fatto da apripista ad altre iniziative con in testa opere omnie. Da citare quella di Agostino, Ambrogio, dei grandi teologi medievali o della Bibliotheca sanctorum realizzate da Città Nuova (tuttora stella polare del settore) oppure quelle di Jaca Book con Jedin, von Balthasar, De Lubac, Newman. Non sono mancati durante il Novecento i best seller: dalla Storia di Cristo di Papini (Vita e Pensiero) alla Storia di un’anima di Teresa di Lisieux (Àncora).

Con il Vaticano II nascono tre importanti case editrici: la Edb dei Dehoniani a Bologna (1964), Jaca Book a Milano (1965) e Queriniana a Brescia (1965). Tutte e tre avvieranno riviste e costituiranno un osservatorio plurale sulla vita della Chiesa. In particolare si distinguono «Il Regno» (1956, nato otto anni prima della casa editrice), «Communio» (1971, Jaca Book) che vide impegnati nella costituzione von Balthasar, Ratzinger, de Lubac, Scola; e «Concilium» (1966, Queriniana) che prosegue affiancando la «Biblioteca di teologia contemporanea», diretta sin dall'inizio dal teologo Rosino Gibellini.

Oggi si fatica a vedere progetti animati da slanci creativi e ideali paragonabili al lontano e recente passato. Rimane la memoria di una intraprendenza editoriale e di una vivacità culturale che hanno fatto crescere la sensibilità, la fede e la presenza pubblica del cattolicesimo italiano. Si parlava, allora, dall'inizio '900 fino al Concilio, di Movimento cattolico con le sue diverse e sfumate espressioni. Dalla letteratura alla poesia, dalla saggistica alla filosofia, dalla storia della chiesa alla spiritualità, gli editori cattolici hanno fatto conoscere anche al pubblico laico testi importanti o mai tradotti. Accanto a una ininterrotta produzione devozionale e popolare, improntata alla costruzione motivata della personalità religiosa, si sono sempre più sviluppati un'attenzione alla grande tradizione della Chiesa e un serrato confronto con la laicità servendosi soprattutto di riviste.

Vigini, saggista e docente di Sociologia dell'editoria contemporanea, fa scorrere nel suo saggio una quantità di uomini e donne, di religiosi e di laici che impressiona per la passione riversata nel lavoro editoriale per fornire strumenti ai cattolici e per offrire al Paese idee, punti di vista e storie di fede vissuta. In loro era chiara e presente l'immagine di una Chiesa viva, attiva, partecipe dei drammi e delle conquiste italiane. A conferma di questo ci sono i cataloghi storici, miniera di idee e di titoli tuttora affascinanti. Alcuni nomi oltre ai già citati: Cittadella, Edizioni di storia e letteratura, Morcelliana (che ha fatto conoscere Romano Guardini), Marietti, La Locusta, Studium, Borla, Cantagalli, Ares (con il suo bestseller Il cavallo rosso di Eugenio Corti tradotto in 8 lingue), Qiqajon, Lev. L'elenco potrebbe continuare.

Vigini, con la sua scrupolosa ricostruzione, pone una seria domanda: e oggi? Il panorama non è consolante. Si possono, e l'autore le indica, introdurre correzioni di rotta e di organizzazione. Ci sono stati errori di gestione, lentezze imprenditoriali, ma anche un'incomprensione del mondo cattolico che cambiava e si frammentava. Si è verificata una progressiva perdita del rapporto stretto con il popolo dei lettori e del dialogo con loro, cui si sono aggiunti un diffuso clericalismo, uno smarrimento culturale dei seminari e la conseguente minore preparazione delle nuove generazioni sacerdotali. Pesante eredità per un "nuovo inizio". Certo, un'editoria cattolica ha senso e può rilanciarsi dentro un rinnovato servizio alla Chiesa. 

 

«C'è dunque bisogno di un nuovo inizio. Un nuovo inizio, poiché la transizione culturale, sociale e tecnologica è troppo radicale perché l'editoria cattolica possa andare avanti rimanendo immobile e uguale a se stessa. Un nuovo inizio, per la necessità di risalire rapidarnente la china determinata dal calo delle vendite. Un nuovo inizio, per dare maggiore autonomia economica e professionale a case editrici che appaiono a volte condizionate o intralciate nell'esercizio della loro attività dai rispettivi istituti o enti di appartenenza. Un nuovo inizio perché - accanto alla competenza, all'esperienza e alle singole idee - occorre una visione complessiva in grado di prevedere, in una certa misura, l'evoluzione dei fenomeni e dei problemi, e di preparare quindi per tempo le soluzioni idonee ad affrontarli in modo adeguato» (Storia dell'editoria cattolica, cit., 120).

 


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