15/09/2024
567. I MERITI NON C'ENTRANO di Michael Leach
Ingrandisci carattere Rimpicciolisci carattere

Il 21 settembre si celebra ogni anno la Giornata mondiale dell’Alzeihmer. Una malattia sempre più diffusa, con l’invecchiamento della popolazione, e fortemente impattante sulle famiglie che si trovano a fronteggiarla. Proponiamo alle nostre lettrici e ai nostri lettori un breve saggio ricco di humor, apparso qualche anno fa sul National Catholic Reporter, in cui lo scrittore ed editore statunitense Michael Leach racconta la propria esperienza personale con la malattia.

 

 

I miracoli accadono

Nell’anno appena trascorso non riuscivo più a portare Vickie su per il Golgota delle scale, fino alla camera da letto, senza fare sforzi erculei o chiedendo aiuto a un Simone di Cirene, che nel nostro caso è una Maria dalla Repubblica Domenicana. Quindici anni di Alzheimer hanno tolto a Vickie la capacità di camminare, di parlare, di ricordare, di tenere in mano un cucchiaio, di mettersi le scarpe e di lavarsi. Era tempo di lasciare la casa in cui vivevamo da quarantaquattro anni e di trasferirci in un appartamento su un unico piano.

Quando il bisogno si è fatto impellente, Maria mi ha parlato del condominio di quindici piani nella città vicina, dove lei già assisteva un’anziana novantaquattrenne. Mi era capitato di passarci davanti, un edificio bianco a forma di torta nuziale a Strawberry Hill, nella periferia di Stamford (Connecticut). Maria aveva sentito che era disponibile un trilocale al settimo piano. Sono andato a vederlo e ho capito che io e Vickie avremmo potuto trascorrervi i nostri ultimi anni: c’erano tutte le comodità, il prezzo era buono e nostro figlio Chris viveva a cinque minuti da lì.

Ho accettato la somma richiesta, messo in vendita casa nostra e in sei giorni l’affare era fatto. Al settimo giorno, ho riposato. Tutto ciò è accaduto tre mesi fa. Da allora, ho fatto dei lavori di ristrutturazione per rendere l’appartamento agevole in sedia a rotelle. Questa sarà la nostra ultima dimora terrena e so che, se me ne andrò prima di Vickie, sarà soddisfatto il mio desiderio che lei non debba finire in casa di riposo. Può restare qui in un letto da degenza se necessario, con una badante convivente. Il fardello sulle spalle dei nostri figli sarà più leggero.

 

I miracoli ci sono sempre successi

Anche questa follia dell’Alzheimer ha le sue grazie. Quando ci alziamo alle sette del mattino, Vickie ride e parla “in altre lingue” fino circa alle nove, quando il suo cervello inizia ad essere stanco e lei scivola dentro e fuori da una specie di sogno. Ma non capita a tutti noi di vivere le nostre giornate in una sorta di sogno? Quanti di noi esprimono gioia per un paio di ore al giorno? Vickie passerà anni in cui i suoi bisogni verranno soddisfatti senza dover chiedere, e io avrò più tempo per continuare ad imparare quel che lei ha insegnato a me e ai nostri figli con il suo esempio: gratitudine, a prescindere da tutto. Diceva sempre: «Come potrei non essere grata? Alcune persone non ricevono neanche un miracolo nella propria vita. Io ne ho avuti due. Ho ricevuto un occhio nuovo a ventidue anni e ho potuto vedere proprio come tutti gli altri. E ho incontrato il mio principe azzurro».

In verità, ero un ranocchio, trasformato in principe dal bacio di una Cenerentola.

 

I miracoli sono per tutti

Ora, qui sta la cosa migliore, quella che tutti sappiamo e troppo spesso dimentichiamo: i miracoli accadono a tutti; a Vickie, a me, a voi, senza che ce li siamo guadagnati né meritati. Semplicemente succedono. Mai secondo i nostri calcoli, mai secondo i nostri piani. Ma siamo così occupati a pensare cosa vogliamo, come lo vogliamo e quando lo vogliamo, che non li riconosciamo. Potrebbero benissimo non essere mai capitati.

Vickie spesso iniziava le giornate dicendo: «Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo!». La gratitudine è l’alchimia che leva le squame dai nostri occhi, così che possiamo vedere la meraviglia spirituale che ci sta di fronte.

Mi ci sono voluti dei decenni per assorbire l’atteggiamento grato di Vickie, come a un buco nero per assorbire la luce, e per iniziare a rilassarmi e ad apprezzare i miracoli nella mia vita. La preoccupazione mi segue come un ladro in pieno giorno. Un’unghia incarnita mi fa sentire come Giobbe. A questo mondo, le cose brutte succedono alle brave persone. Le cose belle accadono alle persone cattive. Non c’è rimedio per questo. Come ha detto Clint Eastwood a Gene Hackman nel film Gli spietati, prima di sparargli dritto in faccia: «I meriti non c'entrano in questa storia». Il sole splende sul buono e sul cattivo ma, come osserva il poeta Ogden Nash, «La pioggia, piove sul giusto, e anche sull’ingiusto; ma soprattutto sul giusto, perché l’ingiusto ruba l’ombrello al giusto». Rimuginare su questo può rivelarsi un biglietto di sola andata per la cecità spirituale. «Non si vede bene che col cuore», ha scritto Antoine de Saint-Exupéry. «L'essenziale è invisibile agli occhi».

Perciò, il vero miracolo non è ciò che abbiamo ma quel che vediamo con gli occhi dell’anima. La «sostanza delle cose sperate» (cfr. Ebrei 11,1) non è un appartamento spazioso in cima a un Golgota di scale, ma saper riconoscere il bene di Dio. La sua prova evidente, cristallina come una risata di primo mattino, sono la gratitudine e la gioia.







© 2019 by National Catholic Reporter

© 2024 by Teologi@Internet
Forum teologico fondato da Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (Italy)

Teologi@Internet: giornale telematico fondato da Rosino Gibellini