01/02/2011
182. HANS KÜNG: FIDUCIA COME ORIENTAMENTO NELLA VITA di Rosino Gibellini
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Con il titolo Ciò che credo, che si ispira a una celebre collana francese Ce que je crois, Hans Küng ha recentemente offerto ai suoi lettori un libro (Rizzoli 2010), che contiene «le convinzioni e gli atteggiamenti di fondo che sono stati e sono importanti per me nella vita, e spero possano essere d’aiuto anche ad altri per trovare la propria strada: un ausilio per orientarsi nella vita» (10). È l’ultimo libro finora pubblicato (in attesa della conclusione delle sue Memorie, progettate in tre volumi), che raccoglie le lezioni del grande teologo tenute ad un migliaio di studentesse e studenti, durante il semestre estivo del 2009 all’università di Tubinga. 

Il libro non entra in questioni teologiche controverse, che sono quasi messe tra parentesi, per collocarsi in una dimensione spirituale e di sintesi. Articolato in dieci capitoli, brevi ed essenziali, si focalizza sul tema della vita. 

Il primo elemento-base da esprimere e da acquisire è una fiducia di fondo nella vita: «Una fiducia di fondo nei confronti di te stesso, degli altri, del mondo, della realtà in genere e di tutte le sue incertezze» (29). Non è la fede, nel senso evangelico di accettazione (che giustifica) della grazia di Dio in Cristo, ma un atteggiamento vitale «più semplice, più elementare e più basilare». È una fiducia di fondo, che può radicarsi nella fede religiosa, ma può anche prescindere dalla fede; si può attingere la fiducia di fondo «dalle relazioni umane, dal lavoro, dall’attività politica o scientifica, da un’etica umana. Ed ecco la mia conclusione: anche gli atei e gli agnostici sulla base della loro fiducia di fondo possono condurre una vita autenticamente umana, cioè una vita degna dell’uomo, e in questo senso morale. In altre parole: l’ateismo non sfocia necessariamente nel nichilismo» (35). 

Non è che il teologo Küng sia indifferente alla fede e alla dimensione religiosa della vita, ma non vi arriva subito e fin dall’inizio: gli è necessario un percorso per arrivare insieme agli altri, in modo convincente. 

Innanzitutto ci sono suggestive riflessioni sulla gioia di vivere: «Avere fiducia nella vita è bene, amare la vita è meglio» (39); sul cammino della vita nel contesto del cammino dell’umanità con opportune chiarificazioni sulla problematica dell’evoluzionismo; sul senso della vita, distinguendo tra senso «piccolo» e senso «grande» della vita, contrapponendo all’affermazione di Berthold Brecht nella sua famosa poesia didascalica Contro la seduzione: «Morirete con tutte le bestie / e non c’è niente, dopo», l’affermazione: «Voi non morirete con tutte le bestie / e non c’è il nulla, dopo...» (128). 

Nel capitolo 5 sul fondamento della vita Küng arriva al nucleo filosofico e teologico del suo discorso, rifacendosi al discorso pubblico e ufficiale tenuto l’8 ottobre del 1977 in occasione del 500° anniversario dell’università di Tubinga (1477-1977), su mandato del presidente dell’università e del senato accademico, con un titolo dichiaratamente teologico, Heute noch an Gott glauben? (Credere ancora in Dio oggi?). Quel discorso solenne rimane agli Atti delle cronache universitarie, come segno della cultura delle università della Germania. Il tema viene ora riproposto e sviluppato nella sua urgenza e nella sua difficoltà, quasi fosse una «scalata spirituale», da affrontare nella vita, e da presentare ai giovani, per superare «la ripida parete che porta alla trascendenza» (219). Küng si è meravigliato più volte, e lo fa anche in questa occasione, della disattenzione della filosofia contemporanea di fronte agli antichi e grandi temi della «metafisica», così che è stata lasciata «ai teologi l’amministrazione di questa grande eredità della filosofia occidentale, che ha avuto origine dai greci» (150). Da parte sua ha affrontato il problema nella grande opera Dio esiste? (1978) – pubblicata un anno prima del toglimento della cattedra alla Facoltà cattolica di teologia di Tubinga (1979), come ricorda con amarezza. 

Nel presente libro si limita a proporre vie di accesso, non come prove, ma come «indicazioni» che mettono sulla via della trascendenza: il mondo in evoluzione, il pensiero dell’infinito, la musica (in particolare la musica classica e la musica di Mozart) come apertura verso una realtà meta-empirica. Küng ricorda qui «tre personalità importanti» (166), che lo hanno aiutato nel cammino della vita a mettersi sulle tracce della trascendenza: il sociologo nordamericano Peter Berger con Il brusìo degli angeli (1970); Karl Rahner con la meditazione teologica Cose d’ogni giorno (1964); e Gustavo Gutiérrez «che rimanda alla possibilità di fare esperienza di Dio nella storia di oppressione e di liberazione dell’uomo» (167). La conclusione della lezione del fondamentale cap. 5: «Chi opta per una fiducia ragionevole e dice sì a una causa e a un senso primi, a Dio, non solo sa che in ultima analisi può aver fiducia nella vita, ma anche perché. Dire di sì a Dio significa così optare per una fiducia fondata e coerente nella vita: una fiducia originaria ancorata nella profondità ultima, nel fondamento dei fondamenti e rivolta al fine dei fini: Dio, in quanto nome per il senso-fondamento del tutto [...]» (169-170). Per Hans Küng si può trovare il senso della vita nella fiducia di fondo nella realtà e nella vita, mutuata dalla propria umanità e progettualità, ma con la fede in Dio, la fiducia di fondo nella vita trova il suo fondamento e il suo fine ultimo: «Il Dio eterno dà un fondamento e un senso a tutte le cose di questo mondo, e oggi non ci si deve più scusare se si desidera una fede illuminata in Dio» (171). 

Il cammino non è ancora concluso, e l’Autore mostra, con convinzione e competenza, dopo la scalata alla parete della trascendenza, il modello cristiano di vita tra i vari modelli praticati da milioni di esseri umani: il modello indù, il modello del Buddha, il modello di Confucio, il modello ebraico, e il modello musulmano (219-252). Non manca una bella pagina sulla preghiera «breve» del cristiano (193-194). 

Ne risulta un vademecum, improntato alla fiducia: «Sulla base di questa fiducia, che sostiene, diminuisce la mia paura della vita e aumentano il mio coraggio e la mia gioia di vivere. La base di un’autentica arte della vita» (283). 


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