Sono ormai trascorsi quarant’anni dalla sera in cui un assassino, al soldo del governo salvadoregno, sparò il colpo fatale a Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, mentre stava celebrando la messa. Michael Lee, docente alla Fordham University, nella sua analisi teologica della vita di Romero (e in particolare dei suoi anni come vescovo), ci mostra in maniera convincente perché egli sia un santo dei nostri tempi.
Lee fa ben più che illustrare la vita di Romero e le forze sociali e politiche che l’hanno caratterizzata in maniera così netta. Egli vuole tratteggiare il modo in cui Romero comprendeva la propria fede cristiana in mezzo a quei cambiamenti, alla drammatica ingiustizia sociale, ai rivolgimenti in ambito ecclesiale e agli usi politici del potere per fini personali. Il concilio Vaticano II e i vescovi latinoamericani avevano mandato dei messaggi alle chiese latinoamericane circa le modalità del loro impegno nel mondo. Dove si colloca la chiesa in questa situazione turbolenta?
Lee dispone di diverse fonti per rispondere a queste domande: le raccolte delle omelie di Romero, le sue lettere pastorali, i suoi diari, i ricordi di chi l’ha conosciuto. Inoltre Lee può avvalersi di una profonda conoscenza della teologia di quel momento e di quel luogo storico, insieme al suo acume analitico e alla sua capacità di scrivere con chiarezza e in maniera accessibile.
L’autore organizza il suo libro attorno a tre argomenti principali, che danno organicità ai contributi di Romero. Il primo è la “conversione”, termine utilizzato di frequente per descrivere il mandato di Romero come arcivescovo negli ultimi tre anni di vita. L’autore esamina con pazienza il significato di questo termine in rapporto a Romero, il quale descriveva il proprio percorso di crescita come una “evoluzione”, per enfatizzarne la continuità con il proprio passato. Il lettore può qui osservare come un uomo dalla formazione preconciliare e con una mentalità coloniale riguardo all’allineamento della chiesa al governo, impari in maniera graduale che la legge del Dio professato da Gesù abbia una dimensione critica e profetica. La conversione, nel caso di Romero, ha significato un graduale avvicinarsi a una nuova consapevolezza, accelerata dagli eventi. Uno in particolare risultò decisivo: l’assassinio del suo amico gesuita, p. Rutilio Grande, a motivo del suo servizio ai poveri. Lì egli percepì qualcosa di completamente sbagliato.
La seconda questione riguarda il rapporto della “fede cristiana” con le problematiche sociali e la politica, che si riferisce innanzitutto al voler impegnare intenzionalmente la propria vita. Qui Lee si rifà alle lettere pastorali che Romero diede alle stampe come arcivescovo. Con l’ausilio dei documenti, il lettore può vedere come il linguaggio di Romero sappia farsi largo tra gli slogan dottrinali sino alla responsabilità esistenziale di un pastore per la grande maggioranza delle persone, tenute in una schiavitù virtuale da un sistema oligarchico. Cosa può dire un pastore al suo popolo in una situazione come quella? Romero si è posto questa domanda, e non c’era altra risposta dell’opzione preferenziale per i poveri. Si rimane colpiti dalle costanti analogie tra le parole di Romero e l’attenzione di Gesù per i poveri. Come per la predicazione di Gesù, avallata dai suoi atti, così si possono interpretare il significato della teologia della liberazione e il rapporto tra fede e politica guardando all’intenzionalità e all’impegno che soggiacciono alle azioni di Romero. Lee ci conduce dalla spiritualità ministeriale di Romero alla sua teologia; fare il percorso inverso darebbe adito a sciocche accuse di marxismo.
La terza parte del testo si occupa del significato del martirio, un titolo che alcuni tradizionalisti non attribuirebbero a Romero. Eppure l’argomentazione che il “martire” per definizione canonica sia esclusivamente il testimone che muore per delle verità dottrinali, perde di significato laddove messa a confronto con una vita piena vissuta nella testimonianza ai valori della legge di Dio che anche Gesù professava nonostante gli oppositori. Anche qui la vita e la motivazione del vescovo scardinano il linguaggio tradizionale e lasciano emergere la sostanza. Con il proprio impegno incarnato, Romero ha segnato una svolta per il significato ristretto del martirio.
Infine, la forza di questo libro sta nella presentazione attenta di Lee, che consente alla figura di Romero di catturare l’immaginazione di lettori e lettrici. Grazie alla dedizione spirituale per la propria gente, Romero imparò gradualmente e in un modo nuovo i significati profondi della fede cristiana e il modo di metterli in pratica nel nostro mondo travagliato. Questo è un libro che alza il livello delle consuete agiografie in autentiche biografie teologiche.
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