17/11/2006
78. Frontiere della teologia cristiana in Asia di Rosino Gibellini
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È in uscita nella collana “Giornale di teologia” il libro Teologia in Asia, che è una presentazione globale e articolata della teologia asiatica con saggi inediti appositamente scritti per questo volume. Intervengono 17 teologi-teologhe asiatiche. Presentiamo l’Editoriale al libro.


«L'Asia non è una sola, ma molte» (Douglas J. Elwood) per la varietà dei contesti asiatici; «l'Asia è un continente di lingue» (Aloysius Pieris) per la complessità religiosa, culturale e sociopolitica, ben diversa da quella dell'Africa e soprattutto dell'America Latina. Le grandi religioni sono nate in Asia: nell'Asia occidentale il gruppo delle religioni monoteistiche che esprimono un profetismo militante (giudaismo, cristianesimo, Islam); nell'Asia meridionale il gruppo delle religioni che esprimono una mistica dell'interiorità (induismo, buddhismo, jainismo, zoroastrismo); nell'Asia orientale il gruppo delle religioni che esprimo una mistica dell'azione (confucianesimo, taoismo, shintoismo). Ma l'Asia, il continente più religioso e la culla del cristianesimo, è il continente meno cristiano: in Asia, il continente dei dueterzi dell'umanità, il cristianesimo rappresenta circa il 2,5% (Felix Wilfred) della popolazione asiatica, con una presenza consistente solo nelle Filippine, nella Corea del Sud e a Timor Est. Dopo secoli di missione il cristianesimo rimane in Asia «una religione estranea» (Peter Lee). Ma in questi contesti, così diversi dall'Euro-america, vi è una vivacità di voci teologiche, che il presente libro in collaborazione intende documentare in vista di una conoscenza reciproca, di un dialogo fruttuoso e di una necessaria collaborazione nell'orizzonte di una \nuova cattolicità" (Robert Schreiter) e nell'era della mondializzazione. «La teologia asiatica è consapevole, per la diversità dei contesti, della diversità asiatica nel modo di fare teologia» come si esprime nella Introduzione uno dei maggiori teologi indiani MICHAEL AMALADOSS, con il quale ho realizzato questo volume (1): «Voglio solo dire che siamo diversi e chiedere di non essere giudicati con i criteri presi dalla teologia dell'Euro-america. Rispettando il pluralismo della teologia asiatica non abbiamo esitazioni nell'accettare il pluralismo nella teologia mondiale».

L'opera si divide in due parti: nella prima vengono illustrate le principali teologie contestuali asiatiche, meno note in Occidente; nella seconda, più ampia, vengono presentati temi teologici asiatici particolarmente significativi e sfidanti per la teologia mondiale.


Nella prima parte, il teologo indiano SATHIANATHAN CLARKE, autore di Dalits and Christianity. Subaltern Religion and Liberation Theology in India (1998), espone e interpreta la teologia dalit, una riflessione nata come programma da una conferenza tenuta a Bangalore dal teologo indiano Nirmal nel 1981, ma che si radica nella millenaria sofferenza dei dalit (oggi tra i 120 e 180 milioni) - i senza-casta, i paria, gli intoccabili - cui tocca la sorte sub-umana per la legge del karma del rifiuto della società, e su cui la società indiana sgrava i mestieri "sporchi" e contaminanti. È una teologia metodicamente esclusiva, riservata ai dalit, ma teologicamente inclusiva, in quanto include tutti gli oppressi, di cui si legge l'esperienza alla luce del Cristo liberatore. Essa si articola nella resistenza, nella narrazione della propria storia, nella decostruzione delle narrazioni dominanti, e nel discorso alternativo di pienezza di umanità. Il teologo indiano tribale WATI LONGCHAR introduce alla teologia tribale, o degli aborigeni, o dei nativi, che hanno subìto una lunga storia di invasioni, dalla colonizzazione alla globalizzazione. Si tratta di una realtà diffusa in tutti i continenti extra-europei. Nell'India e nel Nepal la sorte dei tribali incrocia anche la realtà dei fuori-casta. La teologia tribale è una teologia di resistenza per affermare dignità e pienezza di vita, con un senso vivo di appartenenza alla propria terra, come parte integrante della creazione. Per questo essa rilegge e reinterpreta i testi biblici relativi alla terra, svolgendo così le linee di una teologia dello spazio. La teologa filippina VIRGINIA FABELLA, che ha edito il volume in collaborazione, We Dare to Dream. Doing Theology as Asian Women (1990), traccia la storia della teologia femminista in Asia, presentando i principali contributi di teologhe asiatiche di rilevanza internazionale, anche in Occidente, come l'indonesiana Marianne Katoppo, la coreana Lee Park, la filippina Mary John Mananzan (già membro della direzione di Concilium), la coreana Chung Hyun Kyung, la cinese Kwok Pui-lan, l'indiana Aruna Gnanadason. Il teologo coreano JAI-DON LEE sviluppa le linee di una teologia ecologica asiatica, che assume impulsi dalla teologia femminista e dalla teologia tribale, ma anche dalla sapienza ecologica delle religioni dell'Asia. Essa cerca una relazione armonica tra il divino, l'umano e il cosmico, le tre dimensioni della "esperienza cosmoteandrica" teorizzata dal filosofo e teologo indo-catalano Raimon Panikkar, ma dinamizzandola storicamente, secondo la proposta del teologo nordamericano Thomas Berry. È una teologia, quindi, che va oltre l'inculturazione verso forme moderate di sincretismo. L'urgenza e la portata della questione ecologica Cina, il pensiero cinese deve ancora incontrare in profondità il pensiero cristiano. Il teologo cinese LUNG-KWONG LO offre le linee della storia delle missioni cristiane in Cina, che è fatta di alti e bassi, a partire dal VII secolo della nostra era. Negli ultimi venticinque anni si sono aperte possibilità per gli studi cristiani in Cina a Hong Kong, Pechino e nelle maggiori università cinesi. Il cuore del problema teoretico è sulla corrispondenza tra identità cinese e identità cristiana, ma il problema pratico è «come potrebbe il cristianesimo aiutare nella ricostruzione della moralità la società cinese, che è diventata sempre più capitalista e materialista».


Nella seconda parte il teologo malese (di origine cinese) ARCHIE LEE avanza la proposta di un approccio testuale incrociato (cross-textual) o inter-testuale dell'ermeneutica biblica asiatica. La Bibbia è un testo asiatico, che rientra in patria dopo aver emigrato nell'Occidente, come testo straniero, anzi come testo intruso nel mondo pluralistico testuale dell'Asia. Come andare oltre l'approccio della teologia missionaria, collocando il testo biblico nel contesto asiatico; ma, ancor più, come leggere il testo della Bibbia nel mondo scritturale (scriptural world) dell'Asia, un mondo di Scritture religiose che hanno plasmato e alimentato la spiritualità dei popoli? È il problema posto dal teologo srilankese Rasiah Sugirtharajah in Asian Biblical Hermeneutics and Postcolonialism. Contesting the Interpretations (1998) e dalla teologa cinese Kwok Pui-lan, in Discovering the Bible in the Non-Biblical World (1995). Il teologo filippino JOSÉ DE MESA, utilizzando l'ormai classica tipologia di Richard Niebuhr, individua ed esamina cinque diversi tipi di interconnessione tra vangelo e cultura nelle teologie asiatiche. Il teologo indonesiano JOHANNES BANAWIRATMA tratta della teologia in ambito pubblico, proponendo quella che si potrebbe definire una teologia politica per l'Asia. Se per il teologo nord-americano David Tracy tre sono gli interlocutori del discorso teologico: la comunità cristiana, l'accademia e la società; per il teologo asiatico i tre interlocutori sono: la comunità cristiana, lo stato e il mercato, in quanto sono queste le realtà che condizionano la vita di povertà di interi popoli e strati di popolazione. Nella ricerca, in nome del vangelo, di una giustizia per tutti, la teologia asiatica utilizza largamente intuizioni e riflessioni della teologia latino-americana della liberazione. Il teologo indiano JACOB KAVUNKAL tratta della teologia in un mondo postcoloniale. Con questa espressione si intende lo sviluppo della teologia in Asia nel processo di decolonizzazione ancora in corso a livello culturale e religioso. Le comunità cristiane asiatiche hanno percepito in modo più acuto il potere coloniale imposto dall'Occidente, e in campo spirituale dalla teologia missionaria. Se la categoria di "inculturazione" ha rappresentato una parola-chiave della teologia africana, la teologia asiatica, che si muove in un mondo pluralista di culture, religioni, visioni di vita, intende non tanto operare una critica della teologia eurocentrica, quanto «autoesprimersi nello spirito della responsabilità cristiana». Il teologo vietnamita, esule negli Stati Uniti, PETER PHAN traccia la linea della ricerca spirituale cristiana in Asia, che si caratterizza per essere inserita in un contesto di grande spiritualità. Anche qui è avvenuto un cambiamento in ambito cristiano: il passaggio da un atteggiamento pessimistico nei confronti di altri modi religiosi di vita ad una riscoperta di elementi di verità e di grazia e di pratiche spirituali, da incorporare nella spiritualità cristiana. Il teologo srilankese WESLEY ARIARAJAH affronta il tema arduo Pluralismo religioso e dialogo. Egli scrive: «Nell'era postcoloniale, una delle dolorose lezioni che le comunità cristiane in Asia hanno dovuto imparare è quella di vivere con una pluralità persistente, irriducibile»; convivenza che deve fare i conti con le tre "paure classiche" del movimento missionario: sincretismo, relativismo, universalismo. Molteplici sono i tentativi, qui presentati, di coniugare missione, evangelizzazione, dialogo, testimonianza. Il teologo malese JONATHAN TAN prospetta un nuovo modo di essere Chiesa in Asia come "comunione di comunità", chiamata a rispondere all'immensa diversità e al pluralismo dell'Asia, e orientata verso un triplice dialogo con le culture, le religioni e i poveri del continente. Il teologo indiano JACOB PARAPPALLY, autore di Emerging Trends in Indian Christology (1995) presenta una panoramica informatissima delle cristologie nella teologia asiatica. Se la chiesa finora ha articolato «chi è Gesù Cristo» in dialogo con il giudaismo e con il mondo greco-romano occidentale, la teologia asiatica pensa ed esprime, nella complessità di culture, lingue e tradizioni religiose, il mistero di un Dio kenotico che si identifica con tutti coloro che lottano per pienezza di umanità. Il teologo srilankese ALOYSIUS PIERIS, già membro della direzione di Concilium, e autore di Teologia asiatica della liberazione (1986), si interroga in un denso articolo - riprendendo il titolo di un recente documento dell'episcopato cattolico asiatico - sull'azione dello Spirito Santo in Asia, che anima la spiritualità delle religioni soteriologiche, non-teiste, dell'Asia, i cui frutti interpellano la chiesa del vangelo delle beatitudini e la religiosità agapica delle religioni bibliche. Il teologo indiano FELIX WILFRED della direzione di Concilium analizza nella responsabilità pubblica del cristianesimo asiatico i punti di maggior sensibilità della teologia asiatica nell'era postcoloniale e le sue differenze dalla teologia euro-americana nel pensare il mistero di Dio, la rivelazione, il pluralismo di culture e religioni: «La grande sfida del cristianesimo asiatico è di proiettare nella sfera pubblica il cuore del messaggio cristiano. La teologia ha una importante responsabilità nei confronti di questo progetto, che non dovrebbe essere impedito dal peso di tradizioni teologiche molto remote da questo contesto». In conclusione il teologo malese EDMUND CHIA, in un documentato e illuminante intervento, riunisce quasi in sintesi le diverse voci asiatiche, raccolte in questo volume, delineando una teologia dell'armonia, che ha la sua ragione nell'utilizzo dei simboli cinesi di yin-yang, nella loro valenza universale, e nel conseguente atteggiamento mentale dell'"e-e", che si differenzia dall'atteggiamento mentale occidentale dell'"o-o". La teologia asiatica è consapevole, come nessun'altra teologia, dell'esistenza della diversità e di opposizioni polari da comporre in armonia, che risulta, assieme a quella di "pienezza di umanità", una delle categorie centrali della teologia asiatica. Scrivono i vescovi cattolici: «La diversità non è qualcosa di cui dispiacersi o da abolire, ma qualcosa di cui rallegrarsi e da promuovere, poiché rappresenta ricchezza e forza. L'armonia non è semplicemente l'assenza di lotta, descritta come "vivi e lascia vivere". Il test della vera armonia consiste nell'accettazione della diversità come ricchezza».


Ringrazio i teologi e le teologhe dell'Asia (in particolare Michael Amaladoss cui si deve lo schema dell'opera), con i quali ho corrisposto a più riprese in questi mesi e che hanno accettato di collaborare con saggi inediti a questa presentazione globale e articolata della teologia asiatica: dei suoi temi; delle sue istanze, visioni e passioni; delle sue ricchezze di conoscenza, esperienza e riflessione.


Michael Amaladoss – Rosino Gibellini (edd.)

Teologia in Asia


S. Clarke, W. Longchar, V. Fabella, J.-D. Lee,
L.-k. Lo, A. Lee, J.M. de Mesa, J. Banawiratma,
J. Kavunkal, P. Phan, W. Ariarajah, J. Tan,
J. Parappally, A. Pieris, F. Wilfred, E. Chia



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Nota 1: Il libro si inserisce nella serie di "Esplorazioni teologiche" nei vari continenti: Teologia dal Nordamerica (Gdt 80); La nuova frontiera della teologia in America Latina (Gdt 91) [edizioni in lingua americana, inglese, spagnola]; Teologia nera (Gdt 109); La sfida del femminismo alla teologia (Gdt 128); Percorsi di teologia africana (Gdt 226) [edizioni in lingua americana, inglese, spagnola].




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