15/07/2024
563. ENRIQUE DUSSEL: FILOSOFO E TEOLOGO DELLA LIBERAZIONE di Juan José Tamayo Acosta
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L’ultimo numero di Concilium – dedicato al tema Salute e guarigione – contiene un bel ricordo di Enrique Dussel, uno degli intellettuali più creativi del nostro tempo e una figura chiave della teologia e della filosofia della liberazione in America Latina. Lo proponiamo di seguito alle lettrici e ai lettori del nostro blog.

 


Studi e opere

Nato a Mendoza (Argentina) nel 1934, Enrique Dussel conseguì un dottorato in filosofia presso la Universidad Complutensedi Madrid, ottenne la licenza in teologia all’Istituto Cattolico di Parigi e un dottorato in storia alla Sorbona. Visse due anni a Nazaret, dove abbracciò la spiritualità di Charles de Foucault e di Paul Gauthier, e lavorò come falegname in una cooperativa araba.

Tornato in Argentina, insegnò all’università per diversi anni fino a quando, dopo aver subito con la sua famiglia un attacco dinamitardo nella sua abitazione ed essere stato espulso insieme ad altri colleghi dell’Università di Mendoza, nel 1975 andò in esilio in Messico dove insegnò in varie università ed ottenne il meritato riconoscimento intellettuale non solo in America Latina, ma a livello mondiale.

Sono stati numerosi gli ambiti disciplinari nei quali brillò di luce propria. Vorrei evidenziarne quattro: la storia della chiesa latinoamericana, la teologia della liberazione, la svolta decoloniale e la filosofia della liberazione. Dussel è giustamente considerato uno dei principali ispiratori della nuova storia del cristianesimo latinoamericano. La sua prima opera fu Hipótesis para una Historia de la Iglesia en América Latina, scritta a Münster, mentre seguiva le lezioni di Joseph Ratzinger, pubblicata dalla casa editrice Nova Terra nel 1967 e ampliata nella seconda edizione alcuni anni dopo con il nuovo titolo Historia de la Iglesia en América Latina. Coloniaje y Liberación 1492-1973 [ed. it., Storia della chiesa in America latina (1492-1992), Queriniana, Brescia 1992].

Successivamente partecipò alla creazione della Comisión de la Historia de la Iglesia en América Latina (CEHILA), di cui è stato presidente dal 1973 al 1993 e per la quale scrisse Introducción general a la Historia de la Iglesia en América Latina, tomo I/1, CEHILA-Sígueme. Il progetto conta numerosi volumi, accuratamente pubblicati da Sígueme, a cui hanno collaborato storici latinoamericani e caraibici di prestigio. Si tratta di una storia completa, che ripercorre le tappe più importanti del cristianesimo liberatore latinoamericano e le sue figure profetiche più rilevanti, da Bartolomé de Las Casas fino all’arcivescovo martire di San Salvador monsignor Romero. È una storia scritta dalla prospettiva dei poveri come luogo sociale ed ermeneutico e come criterio etico attraverso cui giudicare i colonizzatori.

 

La svolta decoloniale

Dussel appartiene alla prima generazione dei teologi della liberazione latinoamericani, che parte da quello che la realtà mostra e manifesta: da un lato, il dato generalizzato dell’oppressione delle masse popolari; dall’altro, la difesa dei diritti di persone e di gruppi ai quali questi diritti vengono sistematicamente negati. È una teologia che scaturisce dalla prassi della liberazione, una teologia etica, concepita dalla prospettiva della periferia e critica nei confronti dell’arrogante pretesa della teologia europea di essere detentrice di una «universalità univoca», rifiutandosi per questo di ascoltare gli altri, che essa considera «barbari».

Il contributo di Dussel alla svolta decoloniale fu la sua proposta della transmodernità [transmodernidad]. Dussel non crede che sia possibile applicare, imitare o rielaborare la Modernità in altre culture, dal momento che è inscindibile dal colonialismo e si costituisce nel dominio delle culture periferiche e coloniali. Ritiene che sia necessario superare radicalmente la Modernità e convergere in una nuova Età dell’umanità dove le culture dovranno rispettarsi come eguali in una cultura mondiale pluriversale [pluriversal] capace di articolare tutte le culture esistenti nella similarità [semejanza]. Per questo propone un dialogo filosofico delle culture del Sud, del Sud-Sud e del Sud-Nord. Il risultato è la decolonizzazione della cultura, dell’epistemologia, della tecnologia e della teologia.

Tuttavia, il contributo più importante e creativo di Dussel è forse quello che ha dato alla filosofia della liberazione in cui ebbe un’influenza fondamentale il filosofo messicano Leopoldo Zea, che egli identifica come «il grande maestro del pensiero latinoamericano». Fu Zea, secondo Jorge Zúñiga, «a destare Dussel dal sogno eurocentrico, facendo del pensiero del filosofo messicano parte integrante della propria filosofia della liberazione, portandolo su percorsi di maggiore complessità concettuale e riflessione».

La filosofia latinoamericana della liberazione è, usando le parole dello stesso Dussel, «la prima veramente postmoderna e capace di superare l’eurocentrismo [...], una filosofia della liberazione dalla miseria dell’uomo latinoamericano», che è, nello stesso tempo, l’«ateismo del Dio borghese e la possibilità di pensare un Dio creatore fonte della liberazione stessa».






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