15/01/2023
526. EBREI E CRISTIANI: FIANCO A FIANCO di Walter Kasper
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In preparazione alla XXXIV Giornata per il dialogo ebraico-cristiano, proponiamo volentieri come anticipazione un breve estratto dal libro Ebrei e cristiani. L’unico popolo di Dio del cardinal Walter Kasper, già presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e delle relazioni religiose con l’ebraismo. L’opera sarà nelle librerie dal 25 gennaio!

 

L’unico popolo di Dio

Il fatto che ebrei e cristiani siano l’unico popolo di Dio non è solo un’affermazione teorica senza conseguenze pratiche. L’apostolo Paolo esortò i cristiani di Roma a non essere arroganti verso gli ebrei: «Non sei tu che porti la radice, ma è la radice che porta te» (Rm 11,18). In effetti, non c’è motivo di trionfalismo. La chiesa non è semplicemente il compimento delle promesse. È solo un segno che anticipa e rammenta il compimento escatologico. In essa il regno di Dio entra dentro la storia, ma la chiesa è ancora una chiesa di peccatori e purtroppo lo è stata per molto tempo nei confronti del popolo d’Israele. Quindi c’è un surplus di promessa profetica che non si è ancora adempiuto nella chiesa, ma che addita al di là di essa verso la piena rivelazione del regno di Dio.

Noi come cristiani possiamo imparare dai nostri fratelli maggiori, gli ebrei, la coscienza del non-ancora e la consapevolezza messianica ad esso associata, il paziente e attivo desiderio messianico, la preghiera e l’impegno per il regno di Dio che sta arrivando nella sua pienezza. La fede cristiana non può mai essere un’ideologia dell’esistente, ma altrettanto poco può essere una vaga utopia, una danza dei sogni e un vicolo cieco. Siamo così al secondo punto di vista per il quale l’ebraismo è importante per noi. Con l’assunzione dell’Antico Testamento nel canone, la chiesa primitiva ha preso le distanze dallo gnosticismo di Marcione, ha riconosciuto la buona creazione di Dio e si è posta nella storia concreta di Dio con il suo popolo. La fede cristiana non è una pura dottrina, una speculazione astratta su realtà soprannaturali, non è una gnosi. È collocata e radicata storicamente. Deve quindi riconoscere anche i segni dei tempi, cioè i segni di Dio nel tempo qui e adesso, e assumersi responsabilità storica qui e oggi. La consapevolezza messianica deve essere consapevolezza storica.


Una fede biblica universale

L’amicizia con il popolo ebraico ha qualcosa da dire a noi cristiani. È vero però anche il contrario. Il cristianesimo significa qualcosa anche per gli ebrei. Attraverso il cristianesimo il messaggio dell’unico Dio e Creatore fu portato in tutto il mondo, conosciuto dai pagani e accettato dai pagani che si fecero battezzare. Si avverò così la promessa fatta ad Abramo, nostro comune padre nella fede, che egli sarebbe stato una benedizione per tutte le nazioni (Gen 12,2s.). Con l’universalizzazione della fede nel Dio uno ed unico, fu universalizzato anche l’ordine di vita che Dio diede al suo popolo nelle «dieci parole» (dieci comandamenti). Sono diventate in larga misura la base della nostra cultura occidentale e sono presenti indirettamente nel nostro mondo globale. Il cristianesimo ha contribuito a far sì che la fede biblica non sia qualcosa di particolare, limitata a un solo popolo, ma una realtà universalmente presente.

L’universalizzazione del messaggio storico è possibile perché il Nuovo Testamento non comprende la circoncisione come circoncisione nella carne, ma come circoncisione del cuore (Ger 9,25; Rm 2,28; 1 Cor 7,19 e altrove) e la legge non come una legge scolpita nella pietra o impressa con inchiostro sulla pergamena, ma come una legge scritta nel cuore dallo Spirito (Ger 31,33; 2 Cor 3,3). Il messaggio non deve, come la gnosi, emanciparsi dalla lettera scritta, né deve cadere come nel giudaismo in un legalismo fondamentalista esteriorizzato. Deve mantenere la tensione tra lettera e Spirito. La libertà cristiana dalla legge è liberazione per la legge di Cristo, che consiste nell’amore (Gal 5,1.13; 6,2). Solo la verità ci rende liberi (Gv 8,31ss.). La libertà non è quindi una libertà libertina e un modernismo scaltro nell’adattamento, ma è sempre nuova penetrazione nello Spirito, attualizzazione e interiorizzazione del messaggio dell’unico Vangelo per tutti i tempi.


Ebrei e cristiani: un sostegno reciproco e fraterno

Ebrei e cristiani hanno bisogno quindi gli uni degli altri. Devono sostenersi a vicenda nella preghiera, meditare insieme la parola di Dio e aiutarsi fraternamente a percorrere il loro cammino con Dio e davanti a Dio. Insieme devono dare testimonianza di Dio, che è in cammino con noi, della dignità inalienabile e unica di ogni persona e del comandamento di Dio come guida affidabile nella vita. Anche nelle ore buie e difficili possono tenere alta, davanti al mondo intero, la fiaccola della speranza nel regno di Dio che viene e nella sua giustizia. Possono quindi camminare fianco a fianco davanti a Dio e con Dio e dare testimonianza dell’indistruttibile fedeltà-verità di Dio e della pace che egli ha promesso per tutti i popoli.



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