17/05/2005
50. Dopo Lutero, Ratzinger di Rosino Gibellini
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Coincidenze. Nel 60° anniversario della caduta della Germania hitleriana (1945), mentre nelle sale cinematografiche europee si sta proiettando il film che racconta i giorni cupi e tragici di quella “Caduta”, un giovane soldato tedesco in fuga verso casa “su un camion del latte che andava a gas” in quei giorni di sfacelo e distruzione – come lui stesso racconta nelle sue Memorie del 1997 – diventa papa. Nel 40° anniversario della conclusione del concilio Vaticano II (1965), un giovane teologo conciliare – allora definito con Hans Küng il teologo teen-ager del concilio, diventa papa, dopo 26 ore di conclave, nel pomeriggio del 19 aprile 2005 con il nome di Benedetto XVI.

Sorpresa. Non si pensava a un cardinale così ben definito nella sua severa configurazione teologica. Si attendeva un pastore, ed è arrivato un teologo, come alcuni giornali hanno titolato: “Un teologo diventa Papa”. Siamo lontani dai titoli che salutavano il 1978 l’elezione del vescovo di Cracovia Karol Wojtyla, al soglio pontificio, come Le Figaro, che scriveva a lettere cubitali: “La Chiesa cattolica sfida il comunismo internazionale”.

L’elezione del card. Ratzinger sembra obbedire a una strategia difensiva: posizionare la Chiesa sulla linea della difesa dell’identità cattolica e sulla linea della difesa dei valori etici di fronte alle corrosioni della modernità. Se Giovanni XXIII e Paolo VI sono i papi del concilio e della nuova stagione di dialogo della Chiesa; se il breve pontificato di Giovanni Paolo I passerà alla storia per l’attribuzione del nome di ‘Madre a Dio’ (un atto che vale più di un’enciclica); se Giovanni Paolo II ha dato visibilità alla Chiesa con i suoi molteplici viaggi apostolici (sono mancate solo: Mosca e Pechino); si può prevedere che Benedetto XVI si adopererà per la difesa della identità cattolica nel pluralismo di fedi e culture che caratterizza il nostro tempo.

Come teologo, Joseph Ratzinger, dopo gli studi su Agostino, da cui ha attinto la percezione dell’ambiguità del divenire storico; e su Bonaventura, da cui ha derivato l’attenzione alla dimensione mistica della teologia; ha scritto il suo libro più importante e più letto, Introduzione al cristianesimo. Si tratta di un ciclo di lezioni, tenute all’università di Tubinga nel semestre estivo 1967 sul Credo o Simbolo apostolico, destinate agli studenti di tutte le facoltà, sull’esempio del ciclo di lezioni tenute da Karl Adam su L’essenza del cattolicesimo nel semestre invernale 1923-1924. L’Introduzione, pubblicata nel 1968 (e prontamente in edizione italiana nel 1969 nella ‘Biblioteca di teologia contemporanea’ presso la Queriniana), è stata tradotta in 17 lingue, e riedita nel 2000 con un importante Saggio introduttivo. Nelle sue Memorie del 1997 il card. Ratzinger scriveva così del suo libro: “Ero e sono pienamente consapevole dei suoi limiti, ma il fatto che esso abbia aperto una porta a molte persone è per me motivo di soddisfazione e, insieme, di gratitudine per Tubinga nella cui atmosfera hanno avuto origine quelle lezioni\. L’importanza del libro sta nella centralità del tema scelto, nella essenzialità della trattazione, nella brillantezza linguistica del suo tedesco, e nel pensiero dialettico, che supera le false alternative, come ad esempio tra dogma e metodo storico-critico, e cerca sempre una sintesi proponibile.


Per Ratzinger, sono sei le strutture fondamentali del cristianesimo:

1. il cristianesimo fa appello al singolo ma aprendolo al tutto: l’esistenza cristiana è una esistenza aperta;

2. l’esistenza cristiana denota essenzialmente il passaggio dall’essere per se stessi all’essere per gli altri: è il principio del pro che è espressione di amore;

3. per il cristianesimo Dio è il totalmente Altro, è il Massimo, ma si manifesta nel Minimo (nella croce di Cristo), sub contrario come si esprime Lutero, rimanendo così misteriosamente sconosciuto: è la legge dell’incognito;

4. il Minimo rimanda al Massimo della sovrabbondanza: Cristo è l’infinita prodigalità e sovrabbondanza di Dio;

5. la rivelazione cristiana è caratterizzata dall’essere definitiva, ma essa apre al futuro del Regno;
6. il cristianesimo afferma il primato del ricevere sul dare, del dono sulle prestazioni: qui si inserisce la lotta di Paolo contro la giustificazione attraverso le opere, e la lotta di Lutero per evidenziarlo.

I sei principi fondamentali sono riconducibili ad un unico principio formulato come “il principio amore”. La fede è uno star-saldi e un porsi-in-relazione con la totalità, inconoscibile, della realtà. Nella fede comprendiamo che l’amore ci precede e rende possibile una esistenza aperta, che, nella speranza, cerca il tutto.
Sono queste, forse, la pagine più belle e più profonde scritte dal teologo Ratzinger nelle alcune decine di libri, grandi e piccoli, che si allineano sullo scaffale delle sue opere. Si deve anche segnalare che nella spiegazione della terza parte del Credo, la confessione nello Spirito santo e nella sua opera, si manifesta una contrazione ecclesiastica-cattolica, e una comprensione della Chiesa, che – come è stato notato ¬– l’autore renderà operante in sede di politica ecclesiastica.
Docente di teologia per vent’anni dal 1957 al 1977 a Frisinga, Bonn, Münster, Tubinga e Ratisbona; vescovo-cardinale di Monaco di Baviera dal 1977 al 1981; è stato dal 1981 al 2005 prefetto della Congragazione per la dottrina della fede. In questa veste, l’obiezione, cha a più riprese gli è stata rivolta, è di non aver tenuto i necessari collegamenti con la vasta comunità teologica internazionale, che esprime, nell’orizzonte di una cattolicità aperta, sensibilità, visioni e pratiche differenziate.

Ora, l’attesa per ciò che farà il nuovo papa è grande, anche se la Chiesa è più grande del papa, e il Regno di Dio è più grande della Chiesa. È dal 482 che non arriva a Roma un papa dalla Germania; ed è dai tempi di Lutero, che la Chiesa della Germania non esprime una personalità di simile calibro istituzionale.

La sua elezione ha attirato l’attenzione del grande pubblico sui suoi libri teologici, alcuni dei quali hanno raggiunto, nella sua Germania, i primi posti della classifica dei best-seller battendo i racconti di magia di “Harry Potter”, e le storie esoteriche del “Codice da Vinci”. In particolare due titoli hanno richiamato l’attenzione dei lettori: l’opera già citata, che rimane il suo capolavoro, Introduzione al cristianesimo, di cui è in preparazione una nuova edizione italiana per il grande pubblico; e la raccolta di saggi, scritti tra il 1992 e il 2004, firmata a Roma il 15 gennaio 2005 con il titolo Werte in den Zeiten des Umbruchs. Die Herausforderungen der Zukunft bestehen [Valori in un tempo di sconvolgimenti. Come far fronte alle sfide del futuro], che sta rilanciando il dibattito sui valori etici anche nella società civile.
Gli interventi pubblici del card. Ratzinger sono caratterizzati da puntuali analisi, segnate da una vena di pessimismo. Un esempio può fare da spia. Se nella tanto citata Via crucis del venerdì santo 2005 il card. Ratzinger lamentava “La sporcizia, nella Chiesa” già nella Introduzione al cristianesimo (1968), commentando nella terza parte – già citata – l’articolo del Credo che professa la fede nella ‘Chiesa santa’, parlava della “sporcizia del mondo” (Schmutz der Welt, ed. originale, 285). Si può attendere che Benedetto XVI nella sua opera di guida universale affermi con decisione il primato della fede (sorretta dal ‘principio amore’), nella sua capacità di plasmare la vita dei singoli e della comunità (concetto che gli è familiare); ma, anche, nella sua capacità di dialogo con la cultura del mondo e con la sapienza delle religioni; e, anche, nella sua forza storica di liberazione.


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Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
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