01/08/2025
588. DI COSA HA BISOGNO LA DEMOCRAZIA di Dominique Greiner
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In tempi in cui la coesione sociale sembra sempre più fragile, su quali fondamenta dobbiamo ricostruire il nostro vivere insieme? Alain Thomasset ci invita a ripensare il ruolo delle virtù nella società e nella democrazia: qualità apparentemente dimenticate, ma oggi più che mai indispensabili per immaginare un futuro condiviso. In questa intervista esploriamo con lui il ritorno delle virtù nel discorso etico, il loro significato nella tradizione cristiana e il modo in cui possono restituire senso e speranza al progetto democratico. 


 

Il tema delle virtù è nuovo nella riflessione morale?

Il ritorno delle virtù nella filosofia e nella teologia risale a circa trent'anni fa. Per molto tempo le virtù sono state considerate obsolete. Ciò si spiega con il predominio moderno di una morale basata su norme e principi. Le virtù sono tornate alla ribalta quando ci si è resi conto che era ormai difficile mettersi d'accordo sul bene da perseguire: il pluralismo culturale, religioso e antropologico che attraversa la società moderna si ripercuote sull'etica. Tuttavia, la vita in comune richiede un certo background culturale condiviso. Senza un accordo sul bene, la società moderna si troverà in difficoltà sulle questioni etiche. È questa la tesi del filosofo Alasdair MacIntyre. Le discussioni girano a vuoto: anche se i diversi protagonisti usano le stesse parole morali – giustizia, solidarietà, dignità... –, non è detto che le intendano allo stesso modo. Per lui, l'unica soluzione è tornare alle virtù e alle tradizioni in cui affondano le loro radici, in particolare la tradizione cristiana. Ai suoi occhi, essa è la grande tradizione che permette di ritrovare il senso delle parole, il senso degli altri, il senso del bene comune… Si può non condividere la diagnosi severa di MacIntyre sulla società moderna, così come la sua riduzione della tradizione cristiana al tomismo, ma bisogna riconoscere che ha puntato il dito su una questione fondamentale.


Anche la teologia morale ha perso di vista le virtù?

Sì. Se le virtù hanno un ruolo importante nella teologia dei Padri della chiesa e di Tommaso d'Aquino, in seguito quel ruolo si è affievolito. Dopo il XV secolo, la teologia morale si è concentrata soprattutto sull'elaborazione di principi e norme della legge naturale e della riflessione filosofica, allontanandosi sempre più dalle Scritture. Ha riscoperto le virtù due o tre decenni fa, contemporaneamente ai filosofi. Questo ritorno però non deriva solo dai problemi della Modernità. È apparso importante anche ritrovare il lato positivo della vita morale. Nel voler «evitare il male», insistendo sul peccato, si è spesso dimenticato che si trattava anche di «fare il bene». È qui che entra in gioco la formazione alle virtù, che sono predisposizioni ad agire bene, a mirare al bene. Esse rimettono in primo piano la questione della felicità, del bene comune, della formazione del soggetto morale oggi spesso disorientato. A mio avviso, questo è fondamentale per il futuro delle nostre democrazie.


Cosa intende dire?

Per vivere, la democrazia non ha solo bisogno di norme o regole. È necessario anche che queste siano desiderabili. La democrazia ha bisogno di un'energia culturale che stimoli le persone a vivere con gli altri, che alimenti il rispetto per gli altri. È questo il problema della Modernità: cosa darà senso a questo impegno a favore della vita in comune? Da qui l'urgenza di ritrovare le tradizioni che alimentano questo desiderio. La tradizione cristiana ha ovviamente un ruolo da svolgere. Ma non è l'unica ad avere un senso del bene comune e ad essere in grado di alimentare dall'interno quel rispetto per gli altri necessario alla vita sociale. 


Quali sono queste virtù sociali che danno il titolo al suo libro (Un’etica teologica delle virtù sociali)?

Sono io che le definisco così. Le virtù cardinali (prudenza, temperanza, fortezza d'animo, giustizia) e le tre teologali (fede, speranza e carità) sono potenzialmente sociali nel senso che non riguardano solo l'individuo, ma l'individuo nella società. È evidente per la giustizia o la solidarietà, che insistono sulle relazioni con gli altri nella vita sociale. Ma tra le virtù sociali annovero anche la compassione o l'ospitalità, di cui oggi scopriamo l'importanza: toccato dalla sofferenza del prossimo, posso rischiare l'ospitalità e forse più tardi impegnarmi affinché una tale situazione non si ripeta. Allo stesso modo, la speranza è oggi essenziale in una società che ha perso coraggio.

L'apprendimento delle virtù passa in gran parte attraverso l'immaginazione e la pratica. Nel cristianesimo, la Bibbia è una fonte primaria per stimolarlo. Essa non ci dice direttamente cosa dobbiamo fare, ma ci fa entrare in un universo e in un modo di vivere nel mondo. Possiamo così recuperare l'insegnamento morale di Gesù osservando i suoi modi di essere, i suoi atteggiamenti. Le virtù sono quindi un buon mezzo per ricollegare l'etica e la Bibbia, troppo a lungo separate. Allo stesso tempo, la Bibbia non ha il monopolio delle virtù. È quindi vitale per la vita sociale che le diverse tradizioni filosofiche e religiose ridiano un senso a questi atteggiamenti che, a lungo separati dal loro terreno, rischiano di appassire come fiori recisi in un vaso.




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