29/10/2008
121. Desiderio di gioia e sempre Alleluia. «È il boom dei carismatici; eppure siamo una chiesa della paura» Intervista alla teologa brasiliana Maria Clara Bingemer di Klaus Hart
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Publik-Forum (PF): Di fronte a quali sfide e problemi si trova confrontata la chiesa in Brasile, il maggior paese cattolico, alla luce dei rapidi cambiamenti sociali?

Maria Clara Bingemer
: Abbiamo bisogno di una più forte presenza della teologia della liberazione: non è scomparsa, anzi è divenuta più ricca e molteplice. Essa si occupa oggi di ecologia, della giustizia tra i generi, delle questioni legate alle razze e alle etnie. Un terzo degli abitanti dell’America Latina fa parte degli esclusi dalla società. Vegetano sotto la soglia della povertà nella complessa realtà di una società pluralistica che offre molte opportunità e un grande potenziale culturale. Troviamo presso i poveri non soltanto i deboli ma pure risorse vitali. I teologi, che riflettono su tutto ciò, tuttavia sono scoraggiati dalle autorità della chiesa perché vengono minacciati da sanzioni come il silenzio imposto da Roma. Con papa Giovanni Paolo II furono 144 i teologi colpiti da questo.


PF: Cosa significa ciò in concreto per la teologia oggi?

Bingemer
: La produzione teologica è fortemente diminuita. Invece, quando la teologia della liberazione era al suo massimo livello, si produceva una riflessione teologica enormemente nuova e interessante. Oggi esistono solo pochi libri di questo genere. La gerarchia brasiliana della chiesa dovrebbe pertanto stimolare e sostenere tutti coloro che vogliono fare teologia della liberazione. Una fede infatti che non si occupa più di giustizia e di amore può essere considerata tale? I vescovi dovrebbero incoraggiare preti, seminaristi e laici a formare nelle loro comunità gruppi di studio che pubblichino senza paura i risultati a cui sono giunti.


PF: Come risolvono i teologi questo blocco del pensiero e cosa provocano le paure di Roma?

Bingemer
: Si è creato un meccanismo di autocensura attraverso cui la produzione teologica si è resa sterile. Questo stato di cose deve essere accantonato. Non possiamo più essere una chiesa della paura perché ciò è terribile. A tutti i livelli si impedisce di condurre una riflessione vicina alla realtà. Pertanto la chiesa è assente dai dibattiti sociali, ne resta al di fuori. Posso solo appellarmi alle comunità delle grandi città perché affrontino con coraggio alcune sfide e siano capaci di dialogo con la psicologia, l’arte e i media. E naturalmente coagiscano con il mondo virtuale di internet.


PF: L’80 per cento dei circa 190 milioni di brasiliani vivono nelle metropoli – che rapporti hanno le comunità cattoliche con le sette e gli evangelicali?

Bingemer
: Aggressivi, direi, da parte di questi ultimi. La loro struttura organizzativa è molto meno rigida della nostra. Ognuno/a che si senta ispirato durante le liturgie dallo Spirito Santo comincia a parlare semplicemente. La nostra liturgia è molto controllata. Inoltre i loro pastori sono dei laici che possono avere famiglia e non devono attenersi al celibato. Un piccolo gruppo può costituire una nuova chiesa. La loro flessibilità contrasta con il nostro rigore e il peso della nostra istituzione – il che rende assolutamente complicata la situazione. Perciò dobbiamo rendere più elastiche le nostre strutture. Si possono fare delle concessioni senza toccare l’essenziale. È urgente lasciare che i laici partecipino di più e non investire solo nel clero. Altrimenti sempre più cattolici passeranno alle sette la cui attrattiva è in costante aumento.


PF: Le sette fronteggiano le comunità cattoliche chiuse a riccio?

Bingemer
: Bisogna fare delle differenze. Nelle sette e nelle chiese evangelicali c’è molta migrazione. Le persone cambiano spesso da una all’altra. C’è un’atomizzazione religiosa, tra cui va tenuto presente il fenomeno di una duplice o addirittura molteplice appartenenza alle religioni e alle chiese. Questo è in aumento.


PF: Il Movimento di rinnovamento carismatico e la sua figura simbolo, Padre Marcelo Rossi di São Paulo – oltremodo popolare, in una messa all’aperto riunisce oggi senza problemi tre o quattro milioni di credenti. I Carismáticos formano sempre più da parte loro un contrappeso alle sette?

Bingemer
: Di fatto il Movimento di rinnovamento carismatico è parecchio cresciuto – ed anche molto apprezzato nel frattempo dalle comunità cattoliche di tutto il Brasile. Non lo giudico solo negativamente perché la nostra chiesa è divenuta con questo più viva e piena di sentimento; insieme abbiamo delle liturgie gioiose e addirittura segnate dalla danza. I giovani si stanno identificando con la musica dei carismatici. Tutto ciò è un chiaro messaggio alle guide della chiesa perché si preoccupino maggiormente dei sentimenti dei fedeli. In questo movimento vedo però una certa superficialità. La sfida più grande della chiesa cattolica in Brasile è quella di rinvigorire una profonda esperienza di Dio – e a questo si adattano anche bene le messe festose. Ma tutto deve avere uno spessore. La chiesa istituzionale parla molto di inserire in modo più marcato i laici ma da tempo fa meno del necessario. Si deve investire di più nei laici e non esaurire le risorse umane e di denaro soltanto per il clero. Nella mia Facoltà teologica a Rio de Janeiro la maggior parte degli studenti sono laici, e una grossa fetta sono donne – lì avverto la fame di spiritualità ma anche di conoscenza teologica. La chiesa deve promuovere questo potenziale e sostenere in particolare le donne perché producano una loro teologia.


PF: E come sembrano le comunità?

Bingemer
: Un problema serio delle nostre comunità è che i laici non credono in loro stessi perché non sono ancora accolti ed aiutati a sufficienza. Sono una donna e provo la stessa cosa quando agisco da laico. E anche questo va considerato: chi vuole dedicare la sua vita o una parte di essa alla chiesa, ha bisogno di denaro per poter svolgere ciò in condizioni dignitose.



MARIA CLARA BINGEMER, 1949, è docente di teologia e decana alla Pontificia Università cattolica di Rio de Janeiro (Brasile). Esperta di spiritualità ignaziana è madre di tre figli. È membro del Comitato internazionale di direzione della rivista Concilium




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© 2008 by Teologi@Internet
Traduzione dal tedesco a cura della Redazione Queriniana
Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (UE)
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