Nel caso vi sia sfuggito, Steve Bannon – il portavoce del movimento Alt-right dell’estrema destra statunitense – ha dichiarato che la colpa dell’immigrazione è da attribuirsi a papa Francesco. Eh sì: tutti quei discorsi sul prendersi cura dei poveri e dei senzatetto, degli sfollati a causa della guerra o della povertà, di coloro che sono alla ricerca di una vita stabile lontano dai loro amati paesi d’origine… Assicura Bannon: «È il papa, più di chiunque altro, che ha portato alla crisi migratoria in Europa; ecco perché c’è un nuovo governo in Italia».
Passiamo ora al procuratore generale degli Stati Uniti, Jeff Sessions: ha citato la Bibbia per giustificare la segregazione delle famiglie di immigrati clandestini in gabbie di prigionia separate, “facendo così sparire” i bambini. Almeno a questo è stato messo un freno.
Da dove cominciare?
La situazione mondiale è complessa, ma, a parità di condizioni, preferirei trovarmi in un centro di detenzione americano in Texas, piuttosto che in un campo profughi nel Sud Sudan o nel Myanmar, o su una carretta del mare cui viene negato l’approdo in un porto italiano. Perlomeno alcuni deputati del Congresso americano, la stampa e addirittura uno o più vescovi cattolici potrebbero fare un salto a vedere cosa sta accadendo in Texas. Sì, lì i migranti entrati illegalmente negli Stati Uniti siedono sul pavimento in larghe gabbie, dotate di aria condizionata. E sì, chi si è macchiato di qualche crimine (in particolare quello di aver attraversato illegalmente il confine) viene separato dai propri figli. Tutti ricevono due pasti caldi al giorno e hanno anche la possibilità di farsi la doccia a giorni alterni.
Tuttavia, seguendo i loro metodi, le istituzioni fino a poco fa facevano a pezzi delle famiglie – sentendosi nel giusto, peraltro! I funzionari della Casa Bianca l’hanno definito un deterrente; il Dipartimento della Sicurezza Interna ha dichiarato che serviva a fermare il traffico di minori.
Non è solo terribile: è peggio di così! Sono ancora preoccupata per i bambini, e per i genitori. E soprattutto, mi preoccupo per la fibra morale del paese. Gli Stati Uniti sono soltanto una delle tante nazioni con i campi profughi ormai pieni zeppi. L’emergenza della povertà e del crimine spinge molte persone a migrare. A piedi, a nuoto, sfidano il mare su ogni genere d’imbarcazione, per avere la possibilità di essere liberi.
Molte persone sono sfollate entro i confini del loro paese. Dal 2011 (quando il governo ha tentato di soffocare le proteste civili), in Siria la guerra tra governo, ribelli e curdi ha fatto sì che più della metà della popolazione siriana abbia dovuto lasciare le proprie abitazioni. Alcuni sono rifugiati interni in Siria, e molti sono ora degli immigrati apolidi. Nel frattempo, cinque tra gli eserciti più potenti al mondo – Israele, Stati Uniti, Russia, Turchia e Iran – sorvolano e marciano in un paese più piccolo del Nebraska. Finora, mezzo milione di siriani sono morti e più di un milione sono rimasti feriti. D’ora in avanti, per chi sarà ferito o resterà mutilato sembra che siano rimasti in funzione soltanto la metà degli ospedali pubblici del paese, più tre ospedali cattolici.
A prescindere dalla nazione, è quasi impossibile sbrogliare la matassa del malcontento e delle divisioni. Scontri etnici, governi corrotti, collasso fiscale, carestie, siccità e guerra su tutti i fronti compongono un mix letale. L’emigrazione è l’unica risposta possibile. È già successo in passato e accade anche oggi. Prendete un paese, uno qualsiasi, e scoprirete un presente o un passato fatto di gente che va e gente che viene, di persone emigrate all’interno dei propri confini dalle regioni di provenienza verso nuove sistemazioni.
E tutto ciò sarebbe colpa del papa? La gente è spaventata, affamata, povera e senza una casa perché il pontefice predica il vangelo? Anche se i funzionari americani citano la Bibbia per giustificare le proprie azioni?
Fermiamoci un momento a riflettere
L’attuale politica statunitense è quella di vietare l’ingresso proprio alle «masse infreddolite desiderose di respirare libere», celebrate dalla poetessa Emma Lazarus nel sonetto inciso sul piedistallo della Statua della Libertà. Costruire il muro? E se invece costruissimo delle case, con quei soldi? E se comprassimo in blocco i quartieri più disastrati di Detroit e li dessimo a quei disperati che vengono dal Guatemala, El Salvador, dal Messico ecc.? E se ricostruissimo una città abbandonata? La città fantasma di Cerro Gordo in California è in vendita per meno di un milione di dollari. Doniamola a un gruppo di rifugiati qualsiasi, e diamo loro un altro milione di dollari come fondo start-up. Perché spendere i soldi dei contribuenti per tener fuori della gente da un paese che è stato costruito dagli immigrati?
Sono stufa delle fotografie e delle cronache che documentano come gli Stati Uniti stiano mettendo al sicuro i propri confini dall’assalto di donne e bambini di otto anni. Sono stanca di sentire dei profughi Rohingya e del popolo siriano. Mi sono stancata degli appelli dei nazionalismi di destra in tutto il mondo. E in particolare, sono arcistufa degli esperti e dei politici che si servono della religione per giustificare o per accusare gente sorpresa in situazioni insostenibili. Non è altro che un modo diverso di fare la guerra, e bisogna decisamente smetterla. Il vangelo è la risposta, non la causa!
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