01/09/2025
590. C'E' VITA NELL'UNIVERSO? In dialogo con Guy Consolmagno, l'astronomo del papa di Mario Trifunovic
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La fede gli dà fiducia nella scienza e la scienza lo aiuta a comprendere la fede: l'astronomo e gesuita Guy Consolmagno spiega – in un'intervista a katholisch.de che qui riprendiamo – perché per lui le due cose vanno di pari passo e perché la possibilità di altre forme di vita al di fuori della Terra rimane aperta.

 

 

«La mia fede mi dà la sicurezza necessaria per dedicarmi alla scienza. E la scienza mi fornisce gli strumenti per comprendere la mia fede». Con queste parole l'astronomo del Papa, Guy Consolmagno, sintetizza quella che è la sua visione di se stesso. Il direttore della Specola Vaticana racconta se lo sguardo sulla vastità dell'universo abbia cambiato la sua visione della creazione e quanto ritenga probabile l'esistenza di una vita extraterrestre.

 

In quanto gesuita, lei non è solo un uomo di fede, ma anche uno scienziato. Sondare l'immensità dell'universo ha cambiato la sua visione della creazione? Come riesce a mettere in dialogo scienza e fede e dove si intersecano questi due mondi per lei?

La mia fede mi dà la sicurezza necessaria per dedicarmi alla scienza. E la scienza mi fornisce gli strumenti per comprendere la mia fede. Non si sostituiscono a vicenda, e neppure assolvono allo stesso compito, eppure entrambe mi aiutano a imparare dove cercare la verità e come riconoscerla quando la vedo.

Quando faccio ricerca scientifica, ad esempio, parto dalla convinzione che l'universo segua effettivamente delle leggi e che io sia in grado di comprenderle, e parto dal presupposto che l'universo in sé sia degno di essere esplorato, semplicemente per se stesso. Il coraggio di ritenere vere queste cose mi viene dalla mia fede, dalla convinzione che Dio abbia creato l'universo intenzionalmente come atto d'amore. D'altra parte, la mia scienza mi permette di leggere la Genesi come un libro di teologia, non come un libro di scienza, cosa che già Sant'Agostino aveva sottolineato 1700 anni fa. E più la mia scienza mi rivela come funziona questo incredibile universo, più posso ammirare il meraviglioso Creatore che lo ha creato.

 
Vede Dio come parte di questo universo o come esistente al di là dello spazio e del tempo?

Entrambe le cose, naturalmente. Nel primo versetto della Genesi, Dio è già presente prima che avvenga la creazione. Dio è soprannaturale, al di là della natura, esistente al di là dello spazio e del tempo. Ma poi, per ragioni che non potremo mai comprendere appieno, ma che hanno a che fare con l'amore, Dio decide di creare lo spazio e il tempo. E poiché la creazione avviene al di fuori dello spazio e del tempo, ciò significa che ogni spazio e ogni tempo sono ancora in fase di creazione. Questo è qualcosa che san Tommaso d’Aquino ha compreso bene.

E poi, in modo ancora più misterioso, Dio decide di diventare carne, incarnandosi in un luogo e in un tempo determinati. In questo modo l'universo è stato “purificato e vivificato”, per usare le parole di Sant'Atanasio. E questa incarnazione continua nella celebrazione dell'Eucaristia.

Quindi Dio, che è al di fuori dell'universo (e può quindi dargli un senso che esso non può darsi da solo), è allo stesso tempo intimamente presente nell'universo.

 

Qual è la sua posizione riguardo alla possibilità della vita extraterrestre? Ha un'idea concreta al riguardo o per lei rimane una questione aperta?

Non lo sappiamo. Non ne sappiamo abbastanza nemmeno per fare un'ipotesi fondata! Ad esempio, la famosa equazione di Drake ha mostrato tutte le diverse variabili che bisognerebbe definire per calcolare la probabilità di trovare una civiltà extraterrestre.

Ma è ovvio che alcuni fattori di questa equazione, come la relativa rarità della comparsa della vita su un pianeta o la probabilità che la vita sviluppi un'intelligenza, sono completamente sconosciuti. L'universo potrebbe brulicare di vita, ma potremmo anche essere soli.

 

E come concilia questa possibilità con la sua fede?

È importante ricordare che nulla nella nostra fede o nelle Scritture contraddice l'esistenza di altre creature che hanno un rapporto con Dio. La nostra tradizione degli angeli è solo un esempio di vita non umana. In altri punti, i Salmi e altri libri delle Scritture, come Giobbe e il profeta Baruch, parlano delle stelle stesse che lodano il Creatore con il loro canto. Credo davvero che le stelle cantino? Non ha importanza. Ciò che conta è che l'immagine poetica presuppone che gli esseri umani non siano le uniche creature create da Dio. L'idea che l'uomo sia unico nell'universo non proviene dalle Scritture; è una delle tante idee ingenue promosse dai filosofi del Rinascimento.

 

Che ruolo hanno per lei gli angeli e i demoni della tradizione cristiana, di cui si dice che abitano “altre sfere”?

Questi concetti sono immagini poetiche che descrivono realtà difficili da esprimere in altro modo.
Nella mia vita osservo che sono costantemente assalito da tentazioni e paure che non hanno senso; ma provo anche impulsi positivi che sembrano venire dal nulla, ma che mi confortano e mi danno forza. Interpretare queste esperienze come voci di spiriti che mi sussurrano all'orecchio mi dà la possibilità di comprenderle e affrontarle.
E in effetti, anche nel mio lavoro scientifico ricorro spesso a immagini semplici ma utili come queste. Per esempio, quando insegno agli studenti cos'è un elettrone, spiego loro che la vera natura degli elettroni è quasi impossibile da comprendere.
Ma se si prova a pensare all'elettricità in un filo, si possono immaginare gli elettroni come piccole palline d'argento, magari con dei segni meno dipinti sopra, che saltellano tra gli atomi del filo! Questa immagine è semplice e sciocca, eppure trasmette una certa comprensione di ciò che accade nel fenomeno dell'elettricità.

 

Passiamo alla Specola Vaticana. Perché la Chiesa lo gestisce ancora oggi?

La versione moderna della Specola fu fondata da Papa Leone XIII nel 1891 per mostrare al mondo che la Chiesa sosteneva la scienza. All'epoca era importante perché, verso la fine del XIX secolo, si cominciò ad affermare che la religione e la scienza fossero nemiche. Immagino che uno dei motivi di questo atteggiamento fosse che la Chiesa aveva riconosciuto la malvagità dell'eugenetica – una tendenza molto diffusa all'epoca – prima che la sua logica conseguenza si manifestasse nei campi di sterminio nazisti.

Già molto tempo prima, nel 1582, la Chiesa aveva ingaggiato degli astronomi per aiutare nella riforma del calendario gregoriano. E naturalmente, nell'era delle grandi scoperte, l'astronomia era utile anche per la misurazione del tempo e la navigazione.
In effetti, già nel Medioevo l'astronomia era una delle quattro discipline del “quadrivium” nelle prime università fondate dalla Chiesa.
Ciò che veniva insegnato corrispondeva più o meno a ciò che oggi chiameremmo cosmologia: come è fatto l'universo e come si comporta. Gran parte di ciò si basava sulle idee della fisica aristotelica, la migliore scienza del suo tempo, che durò ben 1500 anni.

 

Ma?

Questa fisica era utile, ma non veniva insegnata per la sua utilità. Veniva insegnata perché comprendere la creazione di Dio è un modo magnifico per conoscere il Creatore. Riflette ciò che San Paolo scrisse già nel primo capitolo della Lettera ai Romani: fin dall'inizio dei tempi, Dio si rivela nelle cose che ha creato.

Tutte queste ragioni per dedicarsi all'astronomia sono valide oggi come allora. Ci sono molte applicazioni pratiche delle conoscenze che acquisiamo attraverso l'astronomia, ma la motivazione reale è semplicemente il piacere di sperimentare la creazione di Dio. E il fatto che la Chiesa sia coinvolta ai massimi livelli in una scienza come l'astronomia continua a smentire il mito che la Chiesa e la scienza siano in contraddizione.

 

Come viene percepita la Chiesa dalla comunità scientifica?

La dozzina di gesuiti che oggi lavorano come scienziati alla Specola provengono da tutto il mondo: dall'Asia e dall'Africa, così come dall'Europa e dall'America. Abbiamo tutti conseguito il dottorato nelle stesse università dei nostri colleghi scienziati, pubblichiamo insieme a loro sulle stesse riviste specializzate, siamo attivi nelle stesse organizzazioni scientifiche. Lavoriamo come revisori per tutte le principali riviste scientifiche e in comitati che aiutano istituzioni governative come l'ESA o la NASA a selezionare progetti di ricerca. Ricopriamo cariche nell'Unione Astronomica Internazionale (di cui il Vaticano è membro come nazione insieme alle altre nazioni del mondo) e in altre organizzazioni scientifiche come l'American Astronomical Society.

 

E la prossima generazione? Dove trovano i gesuiti così tanti astrofisici?

Grazie a questa rete di lavoro, siamo ben noti anche ai giovani scienziati. Alcuni di loro finiscono per entrare nell'ordine dei gesuiti. Al momento ci sono una mezza dozzina di giovani gesuiti in formazione che forse un giorno entreranno a far parte della Specola; oppure insegneranno nelle università e nelle scuole gesuite dei loro paesi d'origine. La presenza di questi giovani, la maggior parte dei quali ha lavorato con noi durante l'estate o in altri periodi durante la loro formazione, testimonia la reputazione di cui gode l'osservatorio astronomico nella Chiesa e nell'ordine dei gesuiti. E forse è anche un segno del sostegno dello Spirito Santo!

 

 

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