Nella triste notte fra il 9 e 10 novembre 1938, su istigazione di Goebbels, sia in Germania che in Austria e Cecoslovacchia furono bruciate o comunque distrutte sinagoghe e case di preghiera ebraiche, luoghi di aggregazione della comunità ebraica, negozi, case private e furono persino profanati dei cimiteri. Quel tremendo pogrom è diventato famoso come “la notte dei cristalli” (Kristallnacht).
Stilando un Bilancio sulla soglia del 1943, assai probabilmente riferendosi anche a quell’evento, Dietrich Bonhoeffer si chiese: «Possiamo ancora risultare utili a qualcosa?».
«Siamo stati testimoni silenziosi di azioni malvagie, abbiamo conosciuto situazioni di ogni genere, abbiamo imparato l'arte della simulazione e del discorso ambiguo, l'esperienza ci ha resi diffidenti nei confronti degli uomini e spesso siamo rimasti in debito con loro della verità e di una parola libera, conflitti insostenibili ci hanno resi arrendevoli o forse addirittura cinici: possiamo ancora servire a qualcosa? […] Per chi è responsabile la domanda ultima non è: come me la cavo eroicamente in questo affare, ma: come dovrà continuare a vivere una generazione futura. Solo da questa domanda storicamente responsabile possono nascere soluzioni feconde, anche se provvisoriamente molto mortificanti»
(Tratto da: Dieci anni dopo, in D. Bonhoeffer, Resistenza e resa. Lettere e altri scritti dal carcere, Queriniana, Brescia 2002, 39s. e 27s.).
Dopo la “notte dei cristalli”, Dietrich Bonhoeffer coniò un motto che rimase impresso nella memoria dei suoi studenti: «Soltanto chi grida per gli ebrei, può cantare il gregoriano».
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