24/01/2006
66. Attualità di Bonhoeffer di Rosino Gibellini
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Ricorre il 4 febbraio il centesimo anniversario della nascita di Dietrich Bonhoeffer (1906 – 2006). Questo centenario sarà celebrato con diversi congressi e seminari di studio in Europa e nel mondo, dove sono attive diverse Associazioni bonhoefferiane. In particolare segnaliamo il congresso internazionale di Breslau, la città natale di Bonhoeffer, che lasciò ancora durante l’infanzia per la città di Berlino, dove il padre Karl Bonhoeffer aveva vinto la prima cattedra di psichiatria. Breslau era una città della Germania, l’attuale Wroc aw, sita in Polonia. Il congresso di Breslavia (3 – 8 febbraio 2006) si svolge in due parti. La prima parte (3 - 5 febbraio) è propriamente internazionale con la partecipazione di Wolfgang Huber vescovo evangelico di Berlino, e di Rowan Williams, primate della Chiesa d’Inghilterra; la seconda parte (6 – 8 febbraio) ha più la caratteristica di un seminario di studio, che registra la partecipazione di molti teologi polacchi.Segnaliamo anche, in data 4 gennaio, il seminario di studio che si terrà nella città di Lugano, in Svizzera, sul tema «Dietrich Bonhoeffer tra teologia, etica e spiritualità», con le relazioni di Martino Dotta, Fulvio Ferrario, Rosino Gibellini, Luca D’Isanto, Gianni Vattimo. Da segnalare infine il congresso dell’università del Piemonte Orientale (Vercelli), sul tema “Bonhoeffer: eredità e modernità”, con le relazioni di Jürgen Moltmann, Andreas Pangritz, Christian Gremmels, Fulvio Ferrario, Ugo Perone, Jean Greisch, Ernst Feil, Nynfa Bosco. A conclusione, una tavola rotonda con interventi di Mario Dogliani, Rosino Gibellini, Sergio Rostagno, Gian Enrico Rusconi.
Proponiamo un testo apparso sulla rivista “Filosofia e Teologia”.



1. Traduzioni e interpretazioni. – Se L’Epistola ai Romani di Barth del 1922 è arrivata in traduzione italiana 40 anni dopo, nel 1962 (in concomitanza con l’inizio del concilio Vaticano II); Resistenza e resa di Bonhoeffer, pubblicata postuma dopo molte esitazioni da Eberhardt Bethge nel 1951, è arrivata in traduzione italiana nel 1968. Si può notare il ritardo, e la progressiva riduzione del ritardo dell’arrivo nella nostra lingua di opere significative della cultura teologica. Se si vuole continuare nelle citazioni, si può ricordare che Teologia della speranza di Moltmann del 1964 è arrivata in traduzione italiana nel 1970; ma Teologia della liberazione di Gustavo Gutiérrez del dicembre 1971 (edizione peruviana) è arrivata in traduzione italiana, prima dell’edizione spagnola di Madrid, nel marzo 1972. E, quando le opere non arrivano in traduzione italiana, risultano praticamente “riserva” di una ristretta cerchia di studiosi.

Bonhoeffer, dunque, arriva in ritardo non solo in Italia, ma in genere nel mondo culturale delle altre lingue. Non solo, ma arriva con Resistenza e resa, che è l’ultima sua opera, che non è propriamente un’opera, ma un epistolario, pubblicato con tagli nella prima edizione originale del 1951 (cui seguiranno l’edizione più completa del 1970, fino all’edizione critica del 1998), e arriva nel contesto di una sbrigliata teologia della secolarizzazione, passando attraverso il filtro di bestsellers internazionali come Honest to God (1963) di John A.T. Robinson, e The Secular City (1965) di Harvey Cox. Harvey Cox, in Religion in the Secular City (1984) scriverà: «Bonhoeffer si è sbagliato nel prevedere un’era totalmente “post-religiosa”».

La frammentarietà delle traduzioni di Bonhoeffer, e, conseguentemente, la frammentarietà della conoscenza dell’opera di Bonhoeffer, ha prodotto interpretazioni frammentarie. In Germania, invece, si è arrivati presto a interpretazioni globali, con la Biografia (1967) di Eberhardt Bethge; e con il grande studio Die Theologie Dietrich Bonhoeffers (1971) di Ernst Feil. Ora l’edizione critica delle sue opere nell’edizione originale tedesca (16 voll., 1986-1998), e nella traduzione italiana (8 voll., 1991-2002) è destinata a inaugurare una nuova fase storiografica. Sono in preparazione inoltre in traduzione italiana due voll. per complessive 800 pp. di Scritti scelti dai voll. 9-16, che comprendono scritti vari (corsi universitari, prediche, lettere, interventi vari).

2. Recezione e critica. – A Bonhoeffer la storiografia internazionale muove alcune obiezioni. Ne considero due.

2.1 Ho già fatto menzione di Harvey Cox, che in Religion in the Secular City (1986) imputa a Bonhoeffer di aver preveduto un’epoca “post-religiosa”, giudizio confermato nel suo recente saggio The Rise and Fall of “Secularisation” (1999) dove scrive: «Il mito della secolarizzazione è morto». Questa obiezione ridimensiona le analisi, peraltro frammentarie, dell’ultimo Bonhoeffer, ma rimane la validità della sua critica alla religione, se nella sua pretesa apologetica e spiritualistica diminuisce l’uomo, in quanto il cristiano – come ha ben sottolineato il nostro Alberto Gallas nel suo impegnativo studio su Bonhoeffer (1995) - «è un uomo indiviso e integro, perché appartiene alla realtà di Cristo nel quale la realtà è una».

2.2 Una seconda obiezione è stata mossa da Gustavo Gutiérrez in un articolo della rivista internazionale di teologia Concilium (1979), in cui il teologo della liberazione imputa a Bonhoeffer l’eurocentrismo delle sue analisi: «Ma se Bonhoeffer fu attento a volte al nemico fascista che attaccava alle spalle la società liberale, fu meno sensibile al mondo dell’ingiustizia in cui tale società concretamente si appoggiava». Ho discusso ampiamente questa obiezione, sulla base della più rilevante bibliografia in campo internazionale, nel saggio The Confrontation between the Theology of the North and Theology of the South (2000), mostrando come l’analisi bonhoefferiana della Modernità sia un’analisi parziale e incompleta, da integrare con le analisi della teologia politica europea e della teologia latino-americana della liberazione, in vista di un’alleanza per il vero tempo della giustizia.

3. Lascito. – Bonhoeffer è un teologo molto letto e amato: ha tanti lettori e lettrici nei più diversi ambiti linguistici. Se si dovesse pensare a un autore cattolico che gli corrisponda sotto questo profilo, si dovrebbero fare i nomi di Guardini e di Teilhard de Chardin: hanno una visione, affrontano problemi reali e possiedono una forte espressività linguistica.

La peculiarità di Bonhoeffer è l’intreccio tra biografia e teologia, illustrato da Eberhardt Bethge e da Christian Gremmels, che ne fa un testimone credibile e amato. Nelle carceri della Corea del Sud e del Sudafrica resistenti in nome della fede hanno graffiato, sulle pareti, scritte dal tenore: «Remember Bonhoeffer». In questo senso uno dei suoi lasciti maggiori è la categoria teologica di Widerstand (nella sua differenza da Resistenz), che ne caratterizza l’evoluzione politica e spirituale negli ultimi drammatici anni, e che l’editor di Widerstand und Ergebung ha ben scelto nel 1951, quando ha voluto trovare un titolo alle lettere uscite dalla Cella 92 del carcere berlinese di Tegel.

Bonhoeffer ha inoltre anticipato il dibattito sul futuro del cristianesimo, che ora appassiona molti spiriti alle soglie del terzo millennio (Delumeau, Rémond, Hervieu-Léger).

Bonhoeffer ha riscoperto e ha reinterpretato la theologia crucis di Lutero, riscoprendo il principio del pro, del per-gli-altri, che Joseph Ratzinger in Introduzione al Cristianesimo (1968) ha illustrato come uno dei principî fondamentali del cristianesimo, o dell’essere-cristiano (secondo la terminologia di Guardini), anche se il principio del per-gli-altri deve essere integrato, come ha corretto la teologia della missione (Sundermeier, Bosch) con il principio dell’essere-con-gli-altri. Vorrei ricordare infine come le riflessioni «contestabili» (Barth) di Bonhoeffer sulla «debolezza di Dio» hanno esercitato un notevole influsso sul travaglio della teologia cristiana nel «dire Dio»: trovo un indizio di questo influsso nel titolo stesso (e nel giro di pensiero) dell’articolo, La faiblesse de croire, pubblicato sulla rivista Esprit (1977), da un teologo francese eccezionale, Michel de Certeau (1925-1986), che ha anticipato il far-teologia nel tempo della post-modernità.




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