17/06/2004
32. Alla ricerca delle tracce di Dio di Rosino Gibellini
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È stato Hans Küng, quando pubblicò la sua opera dal titolo Dio esiste? (1978), a ricordare che il tema “Dio” stava scomparendo dalla riflessione filosofica, e che pertanto il teologo era chiamato a fare opera di supplenza, riaprendo, per così dire, il dossier filosofico su Dio. E infatti il volume del teologo Hans Küng, che ha conosciuto una diffusione internazionale, si situa prevalentemente sul versante filosofico, ricostruendo, con grande documentazione e con chiarezza di esposizione, le vicende del dibattito su Dio, a partire dalla Modernità, con Cartesio e Pascal, fino alla contemporaneità, affrontando anche il dibattito sull’ateismo e sul nichilismo, e mostrando la possibilità di un passaggio razionale alla fede nel Dio della Bibbia.

Ora appare in edizione italiana l’opera del filosofo austriaco Emerich Coreth, Dio nel pensiero filosofico (2004), che, pur nella sua essenzialità, è una trattazione completa del tema Dio nella storia della filosofia occidentale dalle origini fino al XX secolo. Per il filosofo di Innsbruck, Dio è "la domanda delle domande"; e «La domanda dell’uomo su Dio è ineludibile per il pensiero filosofico se esso, almeno, intende rischiarare il fondamento dell’esistenza umana. A che serve altrimenti la filosofia?».

L’analisi storica di Coreth parte dal pensiero greco delle origini, analizza la metafisica classica (Platone, Aristotele) e il pensiero della tarda antichità (neoplatonismo), si sofferma sul pensiero dell’antichità cristiana, attraversa il medioevo cristiano, per entrare poi nei dibattiti della prima Modernità (razionalismo e empirismo), affronta il pensiero di Kant e dell’idealismo tedesco, per concludere l’analisi storica con un denso capitolo su «Il pensiero della lontananza da Dio». In questa "storia di Dio", Hume è visto come «l’iniziatore di quella critica della religione che attraverso la rivoluzione francese passa nel positivismo e conduce al materialismo e all’ateismo» (317). L’ateismo è descritto nelle sue varie forme: ateismo in nome della scienza e del progresso (positivismo e neopositivismo); ateismo in nome dell’uomo e della sua libertà (Feuerbach, Nietzsche); ateismo in nome della società e della giustizia sociale (Marx e il neomarxismo); ateismo pratico (secolarismo). Ma da qui si passa al tema nuovo della «Ricerca di Dio» con la filosofia di Heidegger: «Heidegger parla sempre in modo vago "di Dio e degli dèi", lasciando aperto ogni problema: un Dio o molti dèi, fuga o arrivo, essere o non essere del Divino» (346).

La parte finale dell’opera dà le linee teoretiche di una metafisica nella direzione di Maréchal, di Rahner di Lotz, che vede l’uomo, nella sua trascendentalità, aperto alla trascendenza. Ma l’importanza dell’opera è nella ricostruzione storica del discorso su Dio nella filosofia occidentale, dalle origini della filosofica greca fino a Heidegger, il filosofo che riapre, in qualche modo, il discorso filosofico alla ricerca "Dio".

L’opera di Coreth trova complemento in un’opera a più voci, Dio nella filosofia del Novecento (20042), ora riedito in seconda edizione, che partendo da Nietzsche e da Heidegger ripercorre la vicenda storico-teoretica del Novecento filosofico alla ricerca delle tracce di Dio. Se la ricostruzione storica di Coreth si conclude con Heidegger, l’opera riedita, Dio nella filosofia del Novecento, si spinge fino alla contemporaneità, con Gadamer, Wittgenstein, Sartre, Lévinas, Simone Weil, Habermas, ma anche il buddhista Nishitani, il pensiero religioso russo, e il dibattito teologico del XX secolo. I due libri si integrano così nel trattare quella che si potrebbe definire una «storia di Dio», nel senso di storia della ricerca di Dio nella filosofia occidentale, dalle origini fino alla contemporaneità.

I due libri incrociano un’opera filosofica, appena edita e che richiama l’attenzione come scrittura filosofica forte, e cioè Della cosa ultima (Adelphi 2004) di Massimo Cacciari. Il filosofo veneziano, che si era già misurato con il tema Dell’Inizio (1990), affronta ora il tema Della Cosa ultima: la Cosa ultima coincide con l’Inizio e rimanda alla tematica del Principio, dell’Assoluto, di Dio, secondo la terminologia della teologia ebraico-cristiana. Cacciari su muove sul registro filosofico, dopo la critica di Heidegger all’onto-teo-logia, ma insieme recuperando spunti della filosofia neoplatonica, e teorizza l’Inizio e la Cosa ultima come il Possibile, ossia come l’Infinito possibile, che comprende essere e non essere. Presentando l’opera di Cacciari, il filosofo padovano Franco Volpi scrive: «C’è nell’aria un bisogno di teoresi filosofica e teologica, che si è variamente manifestato. Come se il diffondersi del pensiero debole avesse generato un bisogno di discorsi forti. […] Cacciari alimenta almeno una convinzione preziosa in tempi di bisogno come il nostro: tutto è banale, se l’universo non si impegna in un’avventura metafisica».


Bibliografia
- Emerich Coreth, Dio nel pensiero filosofico, Queriniana, Brescia 2004, (edizione italiana a cura di Silvano Zucal)
- Giorgio Penzo – Rosino Gibellini (edd.), Dio nella filosofia del Novecento, seconda edizione, Queriniana, Brescia 2004


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