In occasione del giorno in cui la chiesa cattolica fa memoria di santa Scolastica (10 febbraio), presentiamo alcuni stralci della Conclusione di Johannes Eckert al suo libro: Alzatevi! Le donne nel vangelo di Marco come provocazione per il mondo di oggi. Nella prima parte, La storia, l’abate del Monastero di S. Bonifacio a Monaco di Baviera riprende un suggestivo episodio narrato dal biografo di san Benedetto da Norcia, papa Gregorio Magno. Nella seconda parte, L’insegnamento, padre Eckert accosta la sorella di san Benedetto alla «schiera di donne senza nome che ci vengono presentate dall’evangelista Marco come discepole esemplari di Gesù», e che fanno l’oggetto del suo libro recentemente pubblicato dall’Editrice Queriniana. Come quelle, santa Scolastica induce il fratello – e ciascuno di noi, oggi – a lasciare la sicurezza del monastero, a uscire cioè dalla propria comfort zone, per un bene superiore. Perché, alla fine, quel che conta è l’amore!
«Dovunque sarà proclamato il vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto» (Mc 14,9). Queste riconoscenti parole di Gesù sulla donna che gli ha unto il capo potrebbero essere rivolte senza problemi anche alle altre donne senza nome presenti nel vangelo di Marco. Di nuovo ho sentito: persino se lo volessi, non riuscirei più a liberarmi da queste donne con le loro provocazioni di grande attualità. Una conferma di tutto ciò l’ho trovata nel fatto che, alla fine della sua esistenza terrena, anche il fondatore del nostro ordine, Benedetto, era stato provocato da una donna. Per concludere, vorrei esaminare questa storia incoraggiante.
La storia
Papa Gregorio Magno (540-604), che scrisse la biografia di Benedetto, riferisce che questi, una volta l’anno, incontrava la sua sorella carnale Scolastica per un colloquio spirituale. Per questo l’abate doveva lasciare il suo monastero di Montecassino e scendere in un podere ai piedi del monte. Già questo potrebbe essere un primo segno che Benedetto sarebbe stato condotto nelle profondità della fede da sua sorella. Nella casa del podere, i due fratelli trascorsero tutta la giornata in un dialogo spirituale. Quando scese la sera, Benedetto voleva mettersi in cammino, per tornare al suo monastero per tempo, prima del tramonto, secondo quanto indicato nella sua Regola. Ma Scolastica lo supplicò ardentemente: «Ti prego, non lasciarmi da sola questa notte, perché possiamo parlare fino al mattino delle gioie della vita celeste!». Ma il fratello restò fermo nel suo proposito e rimproverò con severità la sorella: «Ma che cosa dici, sorella mia? Non posso assolutamente restare fuori dal monastero». Si dice che fosse una bella giornata serena e che nel cielo non si vedesse una nuvola.
Delusa dalla risposta brusca del fratello, Scolastica nascose il viso tra le mani e pregò Dio tra le lacrime. Nello stesso momento si scatenarono lampi e tuoni e cominciò a cadere una pioggia torrenziale. Così Benedetto non poté lasciare la casa. A fronte di questa circostanza, si lamentò: «Che il Dio onnipotente ti perdoni, sorella! Che cosa hai fatto?». Al che Scolastica, un po’ impertinente, rispose: «Ecco, io ti ho pregato e tu non mi hai ascoltato; allora ho pregato il mio Signore e lui mi ha esaudita. Ora vai pure, se ci riesci. Lasciami e tornatene al tuo monastero!». Naturalmente a Benedetto fu impossibile uscire di casa e così i due fratelli trascorsero la notte insieme in preghiera e in discorsi spirituali. Soltanto la mattina dopo Benedetto tornò al suo monastero, dove, tre giorni dopo, venne a sapere che la sorella era morta. Papa Gregorio conclude quest’episodio profondo dicendo che Scolastica poteva di più perché amava di più. Alla fine della sua vita Benedetto imparò da sua sorella che cosa significa amare: al centro ci sono l’essere umano e la sua salvezza, e non il rispetto delle regole. Ciò, ancora una volta, corrisponde completamente all’operato benefico di Gesù.
La storia continua a commuovermi e ogni anno mi fa un po’ sorridere quando, insieme a una comunità di suore benedettine, celebriamo la festa di santa Scolastica a Monaco. In una preghiera, a proposito del rapporto tra i due fratelli, si dice che Benedetto fosse maestro di Scolastica e che lei avrebbe imparato da lui. Papa Gregorio non ne dice nulla. Da un lato c’era lo scambio spirituale che i due coltivavano insieme. Dall’altro, alla fine della sua vita, Benedetto era andato a scuola da Scolastica. Anche se il suo nome significa «scolara, allieva», per lui era stata anche maestra. A volte mi chiedo: forse la frase nella preghiera menzionata è uscita dalla penna di un uomo? Purtroppo non lo so.
L’insegnamento
Scolastica, così, s’inserisce per me nella schiera di donne senza nome che ci vengono presentate dall’evangelista Marco come discepole esemplari di Gesù. Come loro, è allieva del Maestro e maestra dei discepoli. E così diversi elementi della scena descritta si possono proiettare sulla storia della genesi di questo libro. Come Scolastica, le donne mi hanno motivato a lasciare la sicurezza del mio monastero. Ho condotto un intenso dialogo spirituale con loro. Attraverso il loro esempio, mi hanno portato nelle profondità dell’esistenza «evangelica» del discepolo e sono diventate mie maestre. Con lo sguardo rivolto alle sfide del nostro tempo per la Chiesa e alle provocazioni che ne risultano, insieme alle persone del giorno d’oggi che ho menzionato, mi hanno pregato: «Non mi lasciare sola!». E, impertinenti come Scolastica, mi hanno invitato: «Vai pure, se ci riesci!».
Questo libro, perciò, è un tentativo di riportare nel dialogo spirituale, sulla base del vangelo, alcune tematiche attuali della Chiesa, a cui non dobbiamo e non possiamo sfuggire. Non è stato scritto per scatenare piogge torrenziali con lampi e tuoni all’interno della Chiesa, oppure per mettersi in luce parlando di tematiche controverse. Si tratta invece della lotta spirituale tra fratelli che come Ecclesia, cioè come «chiamati fuori», guidati dal Vangelo, vogliono percorrere insieme le «sue vie».
Scolastica poteva di più perché amava di più. Benedetto l’ha imparato attraverso la provocazione del nubifragio. Alla fine conta l’amore! Così, come sorella nella fede, grida anche a noi: «Dormiglione, pigrone, ghiro, gran marmotta! – Giù dal letto!». Essere svegliati e alzarsi non è sempre piacevole – nemmeno per la Chiesa. Ma è un evento in tutto e per tutto pasquale: ut in omnibus glorificetur Deus (RB 5 7,9).
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Editrice Queriniana, Brescia (UE)
[NB: L'estratto è apparso anche sulla rivista «Il Regno» 22/2020, 691]