Dopo le
Memorie (1997) del card. Joseph Ratzinger, e i due volumi delle
Memorie finora apparsi (2002-2007) di Hans Küng (è in preparazione il terzo volume), e le
Memorie di Jürgen Moltmann (2006), anche il card. Walter Kasper pubblica ora le sue
Memorie in un libro-intervista con il titolo
Al cuore della fede. Le tappe di una vita (2008; ed. it., 2009).
Nato nell’«Alta Svevia barocca e cattolica» (12) nella regione del Württemberg, che ha il suo capoluogo in Stoccarda, il 5 marzo 1933, il giovane Kasper è ordinato sacerdote nel 1957, e continua gli studi di teologia a Tubinga e a Monaco di Baviera. Tra i suoi docenti Geiselmann, Scheffczyk, e il giovane Hans Küng per la teologia fondamentale, di cui diverrà assistente, e che presto sostituirà nelle lezioni per le numerose assenze del docente ordinario, perito conciliare a Roma. Kasper lo ricorda così nelle sue
Memorie: «All’inizio c’erano molte cose che affascinavano di Hans Küng: il suo modo giovanile e fresco di porsi, la sua visione spontanea e non convenzionale della chiesa e anche molte idee riformatrici. Il suo libro
Concilio e riunificazione, divenuto rapidamente un
bestseller, dava espressione alle attese che molti riponevano nel Concilio; esso divenne anche una sorta di catalizzatore, sul quale molti spiriti si dividevano. Anche il mio maestro Geiselmann corrugava la fronte» (42).
Università: Münster e Tubinga Kasper insegna come ordinario prima nella università di Münster, e successivamente a Tubinga. Da queste lezioni nascono le sue opere maggiori: la sua cristologia,
Gesù il Cristo del 1974; e il trattato su Dio e Trinità,
Il Dio di Gesù Cristo del 1982, opere che avrebbe voluto completare con
La Chiesa di Gesù Cristo, che la sua chiamata al ministero episcopale nel 1989 gli impediscono di realizzare. Scrive ora: «Infine, dopo quasi due decenni di ecclesiologia pratica mi sono letteralmente ritagliato il tempo per riuscire a pubblicare almeno un compendio del trattato, sulla
Chiesa di Gesù Cristo» (74-75). Ma è da ricordare anche
Introduzione alla fede del 1972, nato dalle lezioni universitarie per il grande pubblico, e che ho prontamente tradotto in lingua italiana per la collana “Giornale di teologia” (1972, 2008
12).
Kasper è autore anche di un
Catechismo degli adulti promosso dalla Conferenza episcopale tedesca e pubblicato per la pasqua del 1985: «Il lavoro, del cui peso maggiore io mi feci carico, mi occupò per alcuni anni e fu motivo di grande gioia. La collaborazione con Alfons Deissler, esegeta dell’Antico Testamento, e Rudolf Schnackenburg, esegeta del Nuovo Testamento, fu fruttuosa [...]. Benché non si tratti del mio catechismo personale, ma di quello della chiesa, lo considerai, in qualche modo, come una mia presentazione complessiva della dogmatica cattolica» (76-77).
Nel dicembre del 1979 scoppia nella chiesa, e in particolare nella diocesi di Rottenburg e nella facoltà di teologia di Tubinga, il «caso Küng» per il libro
Infallibile? (1968) e le discussioni che ne sono seguite, caso che Küng ampiamente ricostruisce nel vol. 2 delle sue
Memorie (2007). Interessanti, rispettose e sofferte, le scarne pagine di Kasper sulla rottura con Küng (83-88) che così conclude: «Nel frattempo le nostre relazioni si sono fatte più distese. Sono rimaste le differenze riguardo alle questioni allora discusse, ma siamo tornati a parlarci e a scriverci con tranquillità. [...] Da allora Küng si è dedicato ad altre questioni, quelle del dialogo con le grandi religioni e quelle del
Weltethos – dell’etica globale – trovando in ciò una posizione prestigiosa tanto nel mondo della ricerca universitaria che nell’opinione pubblica. Indubbiamente è rimasta in molti, sia all’interno che all’esterno della diocesi, compreso ovviamente lo stesso Küng, una ferita non ancora rimarginata. In ogni caso un lungo colloquio con papa Benedetto XVI ha contribuito a sanare alcune ferite sul piano umano» (88).
E dire che Küng sognava di fare della facoltà di teologia di Tubinga il centro di una rinnovata teologia cattolica in Germania: «È il mio sogno: Rahner, Ratzinger e io, sostenuti in seguito da Hermann Häring, Karl Lehmann, Johann Baptist Metz, Otto Hermann Pesch e possibilmente molti altri» (45, citato dall’intervistatore dal testo delle
Memorie 1 di Hans Küng). Erano tempi in cui si poteva sognare in campo ecumenico.
Fu Hans Küng a introdurre Kasper nella direzione della rivista internazionale di teologia
Concilium. L’intervistatore, il giornalista David Deckers della
Frankfurter Allegmeine Zeitung, in genere ben informato, qui manca di alcune informazioni. Kasper ha partecipato fin dall’inizio alla redazione della rivista
Concilium, prima, dal 1965 al 1971 come vice-direttore della sezione “Ecumenismo”, diretta da Hans Küng; e dal 1972 al 1977 come con-direttore con Hans Küng, quando fu sostituito dal teologo evangelico Jürgen Moltmann, pur rimanendo Kasper membro del Comitato di consultazione della sezione “Ecumenismo”, fino al 1990. Il nome e la firma di Kasper perdurarono in
Concilium per ben 25 anni (1965-1990).
Vescovo di Rottenburg-Stoccarda Nel 1989 Kasper è chiamato a reggere la diocesi Rottenburg-Stoccarda, con le sue circa mille parrocchie, per dieci anni fino al 1999, quando è chiamato a Roma in Curia a servizio dell’ecumenismo. Per il suo ministero episcopale: «Le idee di fondo erano due: la nuova evangelizzazione e la chiesa come
communio» (99). Intraprende in questo periodo anche viaggi missionari in Africa, Asia e America Latina: «Sono riconoscente per aver potuto sperimentare dove e come batte il cuore della fede» (115), che dà il titolo al libro delle sue
Memorie, che nell’edizione tedesca originaria reca come titolo:
Dove batte il cuore della fede. L’esperienza di una vita.
Il vescovo Kasper continua la sua attività teologica come direttore della nuova edizione del
Lexikon für Theologie und Kirche, in 10 volumi (1993-2001): «L’ecclesiologia ora diventava pratica e l’ecclesiologia pratica mi donava nuovi punti di vista» (93).
Kasper e Ratzinger La narrazione di Kasper tocca anche con libertà i diversi punti di disputa teologica con il teologo Joseph Ratzinger: dal giudizio critico del giovane Kasper – allora presumibilmente nella linea rahneriana – alla
Introduzione al cristianesimo (1968) di Ratzinger, a cui Kasper imputava una impostazione platonica (82-83); alla più tardiva disputa con Ratzinger sul rapporto tra chiesa universale e chiesa locale: «Il problema è stato posto dal concilio, ma non mi pare sia stato ancora affrontato sino in fondo. Anch’io, da allora, ho cercato di ripensarlo e oggi preferisco parlare dell’unica chiesa di Cristo e delle molte chiese particolari» (141); e soprattutto della questione dei divorziati risposati. Su questo difficile e urgente tema pastorale Kasper era intervenuto con una proposta pastorale, firmata anche dal card. Lehmann e dal vescovo di Freiburg, Saier, ma la proposta non è stata accettata dall’allora prefetto della congregazione della dottrina della fede. Ma, osserva Kasper, il problema rimane: «Il problema pastorale non continua a esistere solo nella nostra diocesi, ma anche da altre parti e in tutto il mondo. Non è una buona cosa che molti parroci procedano per conto loro. È una cosa che, come in molte altre questioni, richiama a uno “scisma pastorale” nella chiesa, che nuoce alla sua credibilità all’interno e all’esterno» (138).
Roma: al servizio dell’unità dei cristiani Dal 1999, dopo dieci anni di episcopato a Rottenburg-Stoccarda, Kasper è a Roma al servizio dell’unità dei cristiani e nell’ultima parte delle sue
Memorie presenta un autorevole e interessante
dossier del suo lavoro come prefetto del pontificio consiglio dell’unità dei cristiani. Sono pagine sofferte, che documentano la grande frammentazione dei cristiani, ma insieme l’intensa attività ecumenica: «Nell’insieme, negli scorsi anni molto è stato iniziato. Quindi, davvero non si può parlare di era glaciale. In modo più realistico si deve però parlare di una disillusione» (212).
Per quanto riguarda il dialogo con l’Ortodossia: «Se si vuole si può parlare di diplomazia della visita, in realtà si tratta di un processo spirituale, in cui con molta pazienza vengono riannodati i legami della fratellanza e si ridesta la disponibilità, anzi, la nostalgia del dialogo» (184).
Sul Protestantesimo luterano e riformato: «Si attende con curiosità di vedere in che modo il Protestantesimo si presenterà all’appuntamento dell’ormai prossimo anniversario [giubilare] della Riforma nel 2017. [...] Un ritorno alla fede del riformatore Martin Lutero, che sarebbe ostile a tutte le attuali tendenze liberali, può solo essere augurato al Protestantesimo. Sarebbe invece una pessima cosa se alla fine ne uscisse un nuovo confessionalismo» (234).
Si registra, con tristezza, la crisi della comunione anglicana: «La crisi attuale mostra che l’adattamento alle forme di vita postmoderne non porta alla chiesa dei guadagni in termini di prestigio e neppure un nuovo splendore, ma solo la decadenza interiore e anche esteriore» (251).
La rassegna continua sul dialogo con l’ebraismo, «la religione sorella del cristianesimo»: «Essi [gli ebrei] richiamano ai cristiani anche che il mondo non è ancora salvato, ma che aspetta ancora la definitiva venuta del Regno di Dio» (270). Il dialogo con le religioni mondiali è prospettato nella linea che si suole definire come «inclusivismo», anche se in senso aperto sulla salvezza universale.
Il dotto e mite prelato svevo è perfettamente consapevole della «serietà della situazione» soprattutto in Europa: «Questo include una revisione dei nostri piani pastorali. Talvolta mi pare che litighiamo su quali siano le cornici dei nostri quadri da spolverare e su chi debba farlo, mentre la casa è in fiamme» (284); e fa appello per i cristiani, a grandezza d’animo, solidarietà e responsabilità.
Testo: KARDINAL WALTER KASPER – DANIEL DECKERS,
Wo das Herz des Glaubens schlägt. Die Erfahrung eines Lebens, Herder, Freiburg-Basel-Wien 2008; trad. it.,
Al cuore della fede. Le tappe di una vita, San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2009 [Le citazioni rimandano alla paginazione dell’edizione italiana].
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Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
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