05/12/2016
356. A UN SECOLO DALLA MORTE DI CHARLES DE FOUCAULD
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A un secolo dalla morte di Charles de Foucauld riportiamo questa pagina, che ne descrive la fine nello spirito del martirio del grande francese, a cui sono stati dedicati tanti scritti. La pagina è tolta da un libro del catalogo Queriniana, “Charles de Foucauld. Per una fraternità universale. Scritti scelti”, Queriniana 2001 (Spiritualità 95).

 

La sera del 1 dicembre 1916 Charles de Foucauld (1858-1916) fu distolto dalle sue preghiere da qualcuno che con insistenza bussava alla porta del suo eremo a Tamanrasset, un remoto avamposto nel deserto sahariano di Algeria. Foucauld, l'unico sacerdote cattolico nel giro di molte centinaia di chilometri, era noto come il Marabout, il santo, l'asceta. Era un segno di rispetto da parte dei suoi amici Tuareg. Fervidi mussulmani, costoro rispettavano la pietà e le buone opere del francese, anche se mai furono tentati di abbracciare la sua fede.

Nonostante il luogo isolato ove sorgeva il suo eremo, Charles era solito ricevere visitatori a qualunque ora della giornata. Parte della sua missione di 'piccolo fratello di Gesù' era quella di essere sempre a disposizione dei vicini. In seguito però si vide costretto a prendere insolite precauzioni. L'eco della Grande guerra scoppiata in Europa raggiunse persino quello sperduto angolo del deserto. Fu avvisato che i ribelli Tuareg, incitati da una fraternità di fanatici mussulmani, stavano cercando l'opportunità per sferrare l'attacco contro gli infedeli francesi. Dovette perciò rinforzare il suo eremitaggio e non poté più rispondere a chi bussava alla porta se questi non si faceva riconoscere.

La sabbia del deserto aveva camuffato il rumore dei cammelli e dei quaranta uomini armati che ne erano discesi e che ora accerchiavano il suo piccolo fortino. Chi bussava disse di essere il postino. In realtà era uno della tribù locale, conoscente di Charles, che aveva accettato una ricompensa per quel tradimento. Charles, in buona fede, tolse il catenaccio alla porta e stese la sua mano, ma fu afferrato brutalmente. Giunsero anche gli altri ribelli e gli legarono le braccia. Mentre alcuni lo interrogavano, altri frugavano nell'eremo per cercare oggetti preziosi. Charles non rispose alle loro domande, ma sembrava pregare in silenzio mentre un ragazzo non più che quindicenne gli teneva puntato un fucile sulla tempia. Dopo una ventina di minuti si udì un rumore, lo scalpiccio di due cammelli che si stavano avvicinando. Charles iniziò a muoversi, al che la guardia spaventata gli sparò un colpo nella fronte.

La morte solitaria di Foucauld era in linea con la solitudine e l'oscurità della sua vita. Aveva trascorso lunghi anni nel deserto per preparare la via a seguaci che però non arrivarono mai. I suoi sforzi erano terminati con uno sparo nel buio, un suono che la fredda sabbia delle dune circostanti ben presto assorbì. A confronto dei fiumi di sangue che scorrevano in tutta Europa, si trattava di un evento relativamente insignificante. Nessuno poteva prevedere la misura della sua successiva influenza, il fatto che numerose congregazioni avrebbero tratto da lui ispirazione, che Charles de Foucauld sarebbe stato considerato una delle figure religiose più significative del XX secolo. […]

Vent'anni dopo la morte solitaria di Foucauld, la sua ispirazione fu raccolta da René Voillaume e Madeleine Hutin, fondatori rispettivamente dei Piccoli fratelli e delle Piccole sorelle di Gesù. Per mezzo di queste congregazioni e delle loro numerose diramazioni lo spirito di Foucauld ha pervaso anche gli angoli più remoti del pianeta, grazie agli scritti di figure quali Arturo PaoIi, Carlo Carretto e dello stesso Voillaume. Nel frattempo gli scritti di Foucauld restavano nell'oscurità.


 
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Riportiamo le parole di Sua Santità Benedetto XVI in occasione della beatificazione di Charles de Foucauld nella Basilica vaticana, il 13 novembre 2005. Sono parole che esprimono con essenzialità la testimonianza cristiana del grande francese.
 
«Cari fratelli e sorelle in Cristo, rendiamo grazie per la testimonianza donataci da Charles de Foucauld. Con la propria vita contemplativa e ritirata a Nazaret, egli ha incontrato la vera umanità di Gesù, invitandoci a contemplare il mistero dell’Incarnazione; in quel luogo, egli ha imparato molto sul Signore, che desiderava seguire con umiltà e povertà. Ha scoperto che Gesù, venuto per unirsi a noi nella nostra umanità, ci invita alla fraternità universale, della quale ha fatto poi esperienza nel Sahara, nell’amore di cui Cristo ci è stato d’esempio. Come sacerdote, egli ha posto l’Eucaristia e il Vangelo al centro della propria esistenza, le due mense della Parola e del Pane, fonte della vita cristiana e della missione».





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