21/05/2010
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Vita artificiale e biologia di sintesi in prospettiva etica secondo un recente documento di specialisti dell’Unione europea
di Hille Haker
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Anticipiamo alcuni estratti da un articolo del prossimo numero della rivista internazionale di teologia Concilium, dal titolo: Etica della biologia di sintesi. Il parere tecnico del Gruppo europeo per l’etica nelle scienze naturali, firmato dalla teologa e moralista tedesca Hille Haker. Parlare di vita artificiale suscita enormi aspettative, da un lato: per la produzione di energia, per la produzione alimentare (in agricoltura) e quella tessile, per la lotta contro l’inquinamento, per svariati campi della medicina. Ma come sempre comporta innegabilmente gravi rischi, dall’altro: non da ultimo quelli derivanti da potenziali utilizzazioni militari (per esempio la produzione di nuove armi batteriologiche) o addirittura terroristiche. Che cosa pensare sul piano etico e morale? Alcune indicazioni di massima sono state fornite, alla fine del 2009, da una apposita commissione di studio al servizio della Commissione eueropea.


I.

Le moderne scienze della natura analizzano per ampi tratti le condizioni costitutive della natura umana ed extraumana, e lo fanno in forma sempre più particolareggiata. La decifrazione del genoma umano può essere considerata il punto finale della ricerca del “codice della vita” e al tempo stesso il punto di partenza di un possibile nuovo ordine che non riconosce più la “natura” in quanto tale come fattualità, ma piuttosto come occasione di operazioni – tecniche – infinite, le quali riguardano i mutamenti delle condizioni costitutive della vita medesima.

Le biotecnologie moderne sorte nella seconda metà del XX secolo hanno dapprima analizzato le leggi che stanno alla base dei singoli processi vitali e hanno chiarito la molteplicità, descritta dalla biologia tradizionale, degli sviluppi che la vita biologica rende possibile. Su questa base hanno incominciato a chiarire via via i modi di funzionare degli organismi biologici. Oggi la biotecnologia – una combinazione di biologia, informatica, fisica e chimica – compie un passo in avanti rispetto a questa ricerca: i ricercatori analizzano le strutture genetiche della vita, le modificano e le ricombinano in modi nuovi. Finora, però, nel fare questo hanno utilizzato i geni “naturali” e si sono limitati alla loro ri-composizione.

Quello tra “mutazione genetica” di organismi e “biologia di sintesi” (o biologia sintetica, dall’inglese synthetic biology) è un confine fluido e finora tra gli scienziati di controversa definizione. Si profila, tuttavia, una definizione che pone l’accento sull’utilizzazione di sequenze del dna (ovvero di mattoni costitutivi) non naturali come criterio delimitativo tra ingegneria (Engineering) genetica e biologia di sintesi. In quel campo di ricerca ancora nuovo che è la “biologia sintetica”, i ricercatori tentano attualmente di modificare organismi esistenti producendo e sintetizzando geni o proteine artificiali, percorrendo vie metaboliche o vie evolutive. Queste devono integrare i sistemi biologici esistenti con funzioni completamente nuove. Alcuni ricercatori si limitano a modifiche – e di conseguenza a una integrazione – di sistemi biologici esistenti, mentre altri si propongono di costruire geni e cromosomi del tutto nuovi, dunque forme di “vita” totalmente nuove. Una definizione possibile della “biologia sintetica” comprende:
1) il design di cellule e organismi minimi, incluso un genoma minimo;
2) l’identificazione e l’utilizzazione di mattoni biologici;
3) la costruzione di sistemi biologici che sono, in parte o del tutto, artificiali.
Se gli obiettivi della ricerca si modificano, grandi settori della prassi umana saranno di conseguenza interessati dalla biologia sintetica. Non da ultimo, anche la nostra comprensione della “natura”. Dice uno dei più insigni ricercatori, Jay Keasling: «Siamo arrivati al punto, nella storia umana, di non dover semplicemente accettare ciò che la natura ci ha dato». Tramite la biologia di sintesi, Keasling sta cercando di produrre l’Artesiminin: materia di partenza per l’importantissimo farmaco anti-malaria che viene finora ottenuto, in un procedimento complesso, da alcune piante del genere Artemisia (Artemisia annua, nota in Italia come Assenzio annuale). L’Artesiminin è l’esempio attualmente più rilevante di come, ricorrendo alla biologia di sintesi, si potrebbero sviluppare dei farmaci che non andrebbero a vantaggio solo delle nazioni industrializzate, ma potrebbero essere di aiuto proprio nella lotta contro una delle peggiori malattie infettive globali, la malaria.

Lo scopo di questa nuova direzione della ricerca è perciò, da una parte, la comprensione migliore dei processi vitali, dall’altra parte, però, la realizzazione ex novo di materiali biologici e la combinazione di dna artificiale con organismi naturali, per “costruire” in questo modo degli organismi totalmente nuovi. Gli ambiti di applicazione abbracciano – nella lista dei desideri dei ricercatori – quasi tutti i campi che sono al presente particolarmente al centro dell’attenzione dell’agire sociale: la produzione di energia, la lotta contro l’inquinamento, la medicina e l’industria cosmetica, l’agricoltura quale luogo di produzione di mezzi alimentari e tessili.

Poiché alla “biologia sintetica” vengono associate già fin d’ora aspettative analoghe a quelle che, qualche decennio fa, erano connesse alla tecnica genetica, diverse associazioni di scienziati e commissioni consultive hanno iniziato a sottoporre a indagine la ricerca per quanto riguarda gli scopi, i mezzi, le aspettative sociali ed economiche, ma anche per quanto concerne i rischi e le conseguenze più generali. La presa di posizione più completa è apparsa a fine 2009, elaborata dal gruppo di consulenti di etica della Commissione europea.


II.

Il Gruppo europeo per l’etica nelle scienze naturali e nelle nuove tecnologie (European Group on Ethics in Science and New Technologies, abitualmente abbreviato nella sigla EGE) è incaricato di redigere per la Commissione europea dei responsi o pareri giuridici che prendono in esame i nuovi sviluppi nella scienza e nelle nuove tecnologie. Il suo ruolo è consultivo: può avere influsso (indirettamente) su quali stimoli fornire alla ricerca, su regolamentazioni giuridiche da parte della Commissione europea, ma anche sulle strategie politiche che vengono elaborate dalla Commissione stessa. L’EGE, su incarico del presidente di turno della Commissione, prende in esame determinate questioni per produrre dei pareri tecnici (Opinions); questi ultimi, appunto, vengono redatti precisamente da un gruppo di circa quindici persone, le quali rappresentano differenti discipline e riflettono, per quanto possibile, i differenti contesti che trovano unità nell’Unione europea (UE). I membri però non difendono affatto interessi nazionali o d’altro genere; essi sottoscrivono una dichiarazione sulla loro indipendenza scientifica. I pareri tecnici devono preparare e accompagnare la regolamentazione politica da parte della Commissione europea.

L’Unione europea si è impegnata, negli anni scorsi, con due documenti giuridici fondamentali – il Trattato di Lisbona e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – sui diritti etici fondamentali e su quei valori etici in base ai quali sono determinati, per esempio, anche i criteri etici per la valutazione di determinati ambiti di ricerca. Ciò significa che la valutazione delle tecnologie si basa su un quadro etico e normativo che, da una parte, deve essere eticamente motivato (per esempio nel quadro di un’etica dei diritti umani) e, dall’altra, però, per l’Unione europea è stato riconosciuto dagli stati membri come vincolante.

Come ogni altra nuova tecnologia, anche la biologia di sintesi deve rispettare il quadro internazionalmente stabilito per etica e diritti umani. Ciò vale in specie per il rispetto della dignità umana, che è stata concepita non solo come diritto fondamentale, ma come base dei diritti fondamentali. Tra gli altri princìpi etici fondamentali, che pure sono da tenere presenti, si contano i princìpi della sicurezza, della durata, della giustizia, della previdenza, della libertà di ricerca e della proporzionalità.

Nella sua presa di posizione del 18 novembre 2009 sulla biologia sintetica l’EGE nomina i possibili ambiti di applicazione a cui la valutazione etica si riferisce: produzione e sviluppo di carburanti biologici, produzione di materiali tessili e cosmetici, sviluppo di apparecchi diagnostici e terapeutici, sviluppo di vaccini e farmaci, forniture di alimentari e foraggi, come pure lotta contro l’inquinamento.

La valutazione della biologia di sintesi non riguarda però soltanto questi campi di applicazione, ma proprio anche il modo in cui vengono definite la “vita” e la “natura”. È contestato a questo riguardo l’approccio riduzionistico che, per esempio, dà poco spazio agli influssi epigenetici sullo sviluppo di organismi rispetto al ruolo dei dna sintetizzati – il che potrebbe tuttavia rivelarsi un errore dalle conseguenze vastissime. Dal punto di vista filosofico, inoltre, è problematica un’altra riduzione, vale a dire la definizione di “vita” e “natura” nel senso dei processi vitali biologici, che non permette di riconoscere il valore di tali concezioni. Questo valore, però, è essenziale in particolare per l’interpretazione etica.

La biologia sintetica sembra sfuggire e rendere obsoleta la distinzione fra “naturale” e “artificiale”. Che cosa, però, significa poi questo per la valutazione della natura umana, e più ancora per la concezione della dignità umana – problemi collegati nella tradizione filosofica in modo strettissimo con la natura razionale e l’autodeterminazione? Che cosa significa parlare di “vita artificiale” o di “macchine viventi”? È qui forse in gioco la nostra immagine di essere umano, secondo la quale si orienta non solo il tradizionale diritto naturale, ma anche la tradizione moderna dei diritti umani?

Nella parte etica del suo parere sulla biologia di sintesi l’EGE rimanda soprattutto alla biosicurezza (bio-safety), che concerne i processi stessi, come pure ad aspetti della bioprotezione (bio-security), nel senso della prevenzione dei rischi derivanti da utilizzazioni militari, ma anche da usi terroristici, per esempio dalla produzione di nuove armi biologiche.


III.

Il parere tecnico dell’EGE contiene una serie di raccomandazioni concrete per la Commissione europea (cfr. la presentazione fatta alla stampa):

Biosicurezza. L’EGE si pronuncia a favore dell’utilizzazione dei prodotti risultanti dalla biologia di sintesi soltanto a condizione che vengano rispettate le relative norme di sicurezza, le quali devono essere elaborate secondo le opinioni tecniche espresse dall’EGE. Quest’ultimo raccomanda alla Commissione europea, tra l’altro, di effettuare un innalzamento rispetto alle procedure di valutazione dei rischi utilizzate nell’Unione europea, in base alle quali poter colmare eventuali lacune nelle norme vigenti. Oltre a ciò, si dovrebbe elaborare un codice di comportamento per la ricerca nell’ambito della biologia sintetica.

Applicazioni ambientali. L’EGE raccomanda, tra l’altro, di effettuare, prima di dare il via libera nell’ambiente a un organismo prodotto o modificato tramite la biologia sintetica, una stima delle conseguenze a lungo termine sull’ambiente stesso. I risultati di questi studi dovrebbero essere valutati tenendo conto del principio di precauzione e delle norme giuridiche dell’Unione europea sulla immissione intenzionale di organismi geneticamente modificati nell’ambiente.

Energia e processi di lunga durata nell’industria chimica. L’EGE esorta a utilizzare la biologia di sintesi per l’approvvigionamento di energie alternative negli stati membri, così da integrare il piano europeo per la produzione di energie rinnovabili. A parere dell’EGE deve essere riconosciuta importanza fondamentale alla protezione dei diritti dei consumatori. Perciò il gruppo richiama con forza l’attenzione sul fatto che andrebbe verificata la possibilità di contrassegnare o etichettare determinati prodotti risultanti dalla biologia sintetica, quali cosmetici e prodotti tessili.

Applicazioni biomediche e biofarmaceutiche. Nei casi in cui protocolli di biologia sintetica producano medicinali e materiali farmaceutici, l’EGE raccomanda che le autorità competenti, come l’Agenzia europea del farmaco (EMEA), non applichino solo le condizioni-quadro scientifiche e giuridiche, ma, in aggiunta, discutano gli aspetti etici.

Bioprotezione, prevenzione da terrorismo biologico e da duplice finalità applicativa. Tramite la biologia sintetica si possono ottenere nuovi materiali come biomateriali o armi biologiche per uso militare. Nell’analisi etica l’obiettivo della protezione va soppesato insieme con quello della trasparenza. L’EGE raccomanda inoltre l’introduzione di meccanismi di controllo come la concessione di licenze e la registrazione degli strumenti usati per impedire l’impiego della biologia sintetica a scopi terroristici. Il gruppo raccomanda inoltre l’assunzione di provvedimenti sulla limitazione o il divieto di attività di ricerca nel campo della biologia sintetica, insieme a intese sul divieto di sviluppo, produzione e stoccaggio di armi (biologiche) batteriologiche e di armi tossiche, nonché sulla distruzione di tali armi.

Governance. Il quadro giuridico finora unitario degli stati membri dell’Unione europea, secondo ogni probabilità, non basterà. Perciò l’EGE richiede con forza alla Commissione di proporre e definire un quadro solido per la biologia sintetica, nel quale gli attori coinvolti e i loro rispettivi ambiti di competenza siano dichiarati. L’EGE esorta l’Unione a dare voce al tema della “Governance della biologia di sintesi” negli organismi competenti sul piano internazionale.

Brevetti ed eredità comune. L’EGE esorta ad avviare delle riflessioni su come l’accesso del pubblico ai risultati della biologia sintetica possa essere garantito al meglio. Il gruppo sottolinea come le questioni etiche generali che si pongono alla presentazione delle domande di brevetti siano discusse regolarmente nel quadro del sistema di concessione dei brevetti. In base alla legge dell’Unione europea sui brevetti l’EGE è l’organismo competente per l’esame degli aspetti etici dei singoli brevetti. Lo stesso organismo chiede con forza all’Organizzazione europea dei brevetti e agli Uffici nazionali per i brevetti di tener conto e applicare l’art. 7 della direttiva europea 98/44 sui brevetti.

Commercio e diritto globale. Gli aspetti etici di queste tecnologie dovrebbero essere affrontati nelle discussioni sul tema della “biologia di sintesi” a livello internazionale, incluso il WTO (l’Organizzazione mondiale del commercio). Anche nel quadro delle trattative del cosiddetto Doha Round – il sistema di monitoraggio dell’evoluzione del regime commerciale internazionale e dei negoziati nell’ambito del WTO finalizzato, tra l’altro, ad abbassare i livelli di protezionismo – si dovrebbe dar conto di questo punto. L’EGE chiede con forza che l’Unione europea emani sue norme per la sicurezza biologica di prodotti che risultano dalla biologia sintetica, come minimo norme per l’importazione di prodotti del genere nell’Unione e per la loro esportazione al di fuori dell’Unione.

Dialogo tra scienza e società. Il gruppo chiede all’Unione e ai suoi stati membri di assumere provvedimenti per promuovere dibattiti pubblici e l’impegno dei diversi attori onde far conoscere quali ambiti di applicazione della biologia di sintesi suscitino le maggiori perplessità nella società.

Ricerca. Il gruppo chiede che la Commissione promuova la ricerca dei fondamenti descritta nel parere emanato, la ricerca applicata e quella interdisciplinare nei campi della biologia, della chimica, dell’energia, delle scienze dei materiali e nel campo ingegneristico, mettendo in preventivo fondi corrispondenti per i programmi-quadro della ricerca nell’Unione europea. L’EGE richiama l’attenzione sul fatto che in futuro la biologia sintetica potrebbe provocare un cambio di paradigma in relazione alla comprensione del concetto di vita. Perciò esorta la Commissione a istituire un forum interculturale aperto che si occupi dei temi citati, come pure di problematiche filosofiche e religiose connesse.



© 2010 by Teologi@Internet
Traduzione dal tedesco di Gianni Francesconi
Forum teologico, a cura di Rosino Gibellini
Editrice Queriniana, Brescia (UE)
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