31/10/2014
300. «L’INUTILE STRAGE» Breve cronaca della Prima guerra mondiale di Roberto Zicchitella
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BenedettoXV

L’attentato di Sarajevo, del 28 giugno 1914, è come il lancio di un cerino acceso in una polveriera. Le grandi potenze si scambiano accuse, minacce e ultimatum. Nell’estate il conflitto si inasprisce sempre di più. L’Italia entra in guerra il 24 maggio del 1915.

«Un colpo di cannone in un cielo blu». Così lo scrittore austriaco Stefan Zweig definì lo scoppio della Prima guerra mondiale. Fra il 1914 e il 1918 l'Europa fu sconvolta da un conflitto come non lo si era mai visto. Per dimensioni, coinvolgimento di eserciti e popoli e per l'uso di armamenti sempre più micidiali (dalle armi chimiche all'aviazione). Quella di cui stiamo celebrando il centenario fu una guerra che trasformò la carta geografica dell’Europa. E i suoi effetti si protrassero nel tempo. Si usa dire che la guerra durò dal 1914 fino al 1918, ma in realtà l'Europa restò inquieta per molto tempo dopo. II primo conflitto mondiale fu solo la premessa della guerra combattuta dal 1939 al 1945. Regimi dittatoriali come il fascismo, il nazismo e lo stalinismo furono conseguenza diretta della Prima guerra mondiale.

Ma davvero, come scrive Zweig, nel giugno del 1914 il cielo dell’Europa era azzurro, limpido e senza nubi? In realtà le tensioni erano numerose e c’erano tutte le premesse di un incendio globale. L’Impero ottomano, considerato il grande malato d’Europa, stava cominciando a perdere il controllo dei territori del Medio Oriente. I Balcani erano infiammati dalle tensioni fra i diversi nazionalismi che rendevano sempre più instabile l’Impero austro-ungarico. Questo Impero era un mosaico di popoli raccolti attorno al nucleo austro-ungherese, nel quale si contavano una decina di minoranze etnico-linguistiche. Queste comunità potevano mantenere la loro lingua, però aspiravano a una maggiore autonomia e avanzavano rivendicazioni separatiste. La Francia era ai ferri corti con la Germania e mirava a recuperare i territori dell' Alsazia-Lorena perduti con la guerra franco-prussiana del 1870-71. In Italia invece si agitava l'irredentismo, che reclamava il possesso di Trento e Trieste, due città nei territori dell’Impero austro-ungarico. La Russia degli Zar, umiliata dalla guerra con il Giappone del 1905, cercava una rivalsa. Infine la Germania era in piena crescita industriale e perciò si poneva sempre più in competizione economica con la Gran Bretagna.

Questa è la situazione dell’Europa quando il 28 giugno 1914 il nazionalista serbo Gavrilo Princip spara dei colpi mortali all'arciduca ereditario d’Austria Francesco Ferdinando e alla moglie Sofia durante una loro visita a Sarajevo. L’attentato è come il lancio di un cerino acceso in una polveriera e costringe le grandi potenze a scambiarsi accuse, minacce e ultimatum.

II 28 luglio l’Austria-Ungheria dichiara guerra alla Serbia, ritenuta responsabile dell'attentato di Sarajevo. II 30 luglio la Russia dichiara la mobilitazione generale. Il 1° agosto la Germania lancia un ultimatum alla Russia e infine le dichiara guerra. Il 3 agosto la Germania invade il Belgio neutrale e scatena la reazione della Gran Bretagna, che il 4 agosto dichiara guerra alla Germania. II giorno dopo arriva da Vienna la dichiarazione di guerra alla Russia. L'estate di guerra del 1914 vede così questi schieramenti. Da una parte le forze dell'Intesa (Gran Bretagna, Francia, Russia, Serbia, Montenegro, Giappone), dall'altra le forze dell’Alleanza (Germania, Austria-Ungheria, Turchia). L’Italia, legata da un patto difensivo con Vienna e Berlino, resta neutrale. Ma non per molto. Entra in guerra nel maggio del 1915, dopo concitati passi diplomatici e patti segreti con l’Intesa. Nella notte fra il 23 e il 24 maggio 1915 l’esercito italiano varca la frontiera con l’Austria-Ungheria. Fu, da subito, guerra di posizione. Come lo fu sul fronte franco-tedesco dove le lunghe, feroci e sanguinose battaglie di Verdun e della Somme non fecero avanzare le linee dei contendenti.

Così svanì l’illusione di una guerra breve. Cominciò invece una guerra di trincea, di reticolati, di lunghe attese, di assalti verso il fronte nemico che lasciano sul terreno migliaia di caduti. L’Italia, fra l'altro, affrontò il conflitto con un esercito ancora molto impreparato, senza equipaggiamento, esponendo i soldati a rischi infiniti. Solo nel primo anno di guerra l’Italia perse 250 mila uomini fra morti, feriti e dispersi. Fu una guerra di trincea, di montagna (in particolare per gli italiani) e anche di mare. Dopo la battaglia dello Jutland i tedeschi combatterono la guerra sui mari solo con i sottomarini e con le navi corsare. Vittime di questi sottomarini furono le navi di rifornimenti provenienti dagli Stati Uniti e destinati all’Inghilterra. Questo sarà uno dei motivi che nel 1917 provocherà l'intervento diretto degli Stati Uniti nella guerra. Il 1917 è uno degli anni più duri, anche per le sofferenze sempre più pesanti delle popolazioni coinvolte nel conflitto. È anche un anno di svolta. Il 1° agosto papa Benedetto XV, dopo quello che definisce «doloroso triennio», scrive una lettera ai capi delle potenze belligeranti e definisce la guerra «inutile strage». L’Italia patisce la disfatta di Caporetto e in Russia la rivoluzione bolscevica rovescia il regime degli Zar portando, in pochi mesi, all'uscita del Paese dal conflitto.

II 1918 vede il crollo degli Imperi centrali. L'esercito italiano respinge gli attacchi austriaci e ottiene la vittoria decisiva a Vittorio Veneto. II 4 novembre viene firmato l’armistizio con l’Austria. L’11 novembre la Germania chiede la pace. La guerra si chiude con un bilancio tremendo. I caduti italiani sono 600 mila, i francesi 1.400.000, i tedeschi 1.800.000, gli austroungarici 1.300.000, i russi 1.600.000. La maggior parte dei caduti sono tra i combattenti. I Paesi sconfitti saranno duramente sanzionati. Coverà la rabbia e la voglia di rivincita. Arriveranno il Fascismo e il Nazismo. Nel 1939 ritornerà l’inferno.



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Wolfgang Huber, Hans Richard Reuter  
ETICA DELLA PACE

Editrice Queriniana, Brescia 1993

Biblioteca di teologia contemporanea 76
pagine 568

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