«È audace il libro Mistica degli occhi aperti di Johann Baptist Metz. Profetico di quella profezia che non di rado si eclissa nei libri di alcuni teologi di professione dietro le fasi lunari di un’erudizione lodevole ma non di meno arida e disincarnata. La sua proposta di "mistica degli occhi aperti" intende far convergere, attraverso un’analogia eloquente "mistica" (spesso raffigurata con gli occhi chiusi al mondo) e occhi aperti, ovvero attenzione al mondo, alla storia, all’uomo e agli echi del mistero dell’Incarnazione. Seppure il libro sia una raccolta di brevi saggi, interventi, discorsi, meditazioni, si scorge un concatenamento e una convergenza di visuale che rendere difficile la lettura selettiva di alcune parti a scapito di altre. Si è infatti attratti, dall’inizio alla fine, dal magnetismo autenticamente cattolico, di quel cattolicesimo raro ma indispensabile, che con un solo sguardo ingloba Dio e l’uomo, l’amore del cielo e la fedeltà alla terra. Ci troviamo simultaneamente dinanzi a un ascolto della fede, dell’al di là, dell’Eterno e auscultazione del secolo, dell’al di qua, del tempo. È autenticamente cattolico perché interrompe teologicamente "il dualismo sempre crescente tra storia della fede e storia della vita, tra mondo della fede e mondo della ragiona, tra professione di fede ed esperienza" (p. 5). Da degno figlio teologico e spirituale di Karl Rahner, Metz non presenta una spiritualità del concreto all’acqua di rose, ma radica – avvalorando – la spiritualità nel tronco solido e fecondo e radicale della teologia. Così la spiritualità forgiata non svolge la "funzione tappabuchi" in un mondo ormai post-religioso. Non si presenta neppure come un’alienante tranquillizzante, ma si erge come spinta, anzi come viscerale esigenza ed efficace scossa per un impegnativo risveglio. In questa prospettiva, non guarda alla giustizia come una mera esigenza sociale-etica, ma come un tema strettamente e profondamente teologico».
R. Cheaib, in www.zenit.org del 21 gennaio 2014