È da poco deceduto il grande scienziato (fisico, astrofisico, cosmologo, matematico) Stephen Hawking e tra le molte narrazioni della sua vita e dei suoi insegnamenti molti media hanno citato la nota affermazione circa la presenza di forme di vita (esobiologia) intelligenti da qualche parte nelle galassie che affollano l'universo: «Ci sono, ma è meglio non cercarle». E i motivi sono altrettanto ragionevolmente credibili. Non è il luogo per entrare in un'analisi di tale questione: stelle pulsanti (LGM1)? Alieni (Little Green Men)?L’esistenza di specie intelligenti con civiltà avanzate sta comunque nell'immaginario collettivo, anche se per alcuni scienziati e gran parte dei filosofi e dei teologi la questione pare poco seria. […]
E la teologia che dice? In sintesi: nessun problema, rientrerebbe nelle prerogative di Dio creatore il creare ovunque, comunque malgrado la terra. L’extraterrestre? «È mio fratello» risposea suo tempo il gesuita argentino José Gabriel Funes.
A questo tema è dedicato il libro di Armin Kreiner, docente di teologia fondamentale (particolarmente esperto nel dialogo tra scienza e teologia e nella teodicea) presso la Facoltà di teologia cattolica di Monaco di Baviera. È inserito nella nota e stimata collana «Giornale di teologia» della Queriniana che solitamente edita importanti contributi della scienza teologica non solo europea.
E il volume, infatti, rappresenta una prima elaborazione sistematica dal punto di vista della teologia fondamentale su queste questioni. Dopo una essenziale (scarna) introduzione (pp. 23-26), nella prima parte (pp. 37-168) l'autore ricostruisce le vicende che originano gli interrogativi su cui si intende riflettere, cioè l'esistenza di esseri intelligenti non umani e della loro ipotetica «religiosità», a prescindere dalla loro oggettiva attendibilità. In ogni caso, infatti, l'interrogativo ha una sua ragion d'essere, una sua logica e una congruità concettuale indubbiamente affascinanti. La seconda parte (pp. 171-250) si apre con una considerazione intermedia circa la convenienza, diremmo, di porsi la questione sul versante teologico dal momento che le evidenze sono aleatorie. In effetti, alla positiva risposta dell'autore fa riscontro la posizione della maggior parte dei teologi i quali ritengono arrischiate non solo le risposte, ma anche e soprattutto le domande in quanto inficiate da inevitabili precomprensioni sia sul versante teologico (ad es. la concezione di Dio) sia sul versante scientifico (ad es. tipologie e modalità della vita cosmica). Per costoro rimane una prospettiva sospesa, insoluta finché la scienza non produrrà fatti, evidenze come di sua natura.
L’autore poi espone la sua riflessione, che in sintesi afferisce la questione all'ambito squisitamente cristologico in quanto sul versante della teologia non presenta significativi problemi. Infatti, la principale obiezione che l'esistenza di esseri intelligenti verrebbe a porre al cristianesimo è quello della singolarità dell'incarnazione di Dio in Gesù Cristo. Secondo Kreiner non è possibile percorre la pista amartiocentrica anselmiana (l'incarnazione è necessaria per il peccato originale), ma è opportuno avvalersi della prospettiva cristocentrica francescana (Cristo e non il peccato originale è al centro del disegno di Dio). Se gli alieni e i loro mondi insorgono, si sviluppano e decadono come nel nostro mondo (esobiologia), allora è possibile ipotizzare anche una loro «caduta naturale»; ma se ci riferiamo alla Bibbia e alla ragione l'ipotesi fondata sull'esobiologia non regge perché verrebbe sminuita l'onnipotenza creatrice di Dio. La «caduta» degli alieni non deve essere perciò «naturale», ma opzionata come testificato appunto nella Bibbia. Se tale, anche per loro ci dovrà essere un progetto di salvezza, ma con quale «Cristo»? La stessa nostra caduta e lo stesso nostro Cristo, oppure un'altra caduta e un altro Cristo? La «loro» storia della salvezza si aggancia alla nostra o ha una storia diversa? Un altro «salvatore» e un altro «cristianesimo»? Oppure svilupperà una «religione» diversa? Si aprirà un nuovo fronte ecumenico «alieno»?
Le problematiche che Kreiner tocca – necessariamente in una maniera stringata e (troppo) concisa – sono numerose, notevoli e vitali. Da leggere l'ipotesi (perché tale resta) conclusiva dell'autore. Alla fine al lettore non resta che la sensazione di un discorso acerbo e direi precoce. Troppo. Rimane pungente la percezione di invadenti precomprensioni, che condizionano e vincolano il discorrere sia di questa che delle altre esoteologie. Di più non si può ancora sperare se anche alla sua origine l'obiezione alla teologia proviene da una «scienza» che basa su pochissimi dati certi (dalla chimica all'esobiologia) la costruzione di ipotesi e di scenari possibili che restano necessariamente «immaginazioni». […]
Sfida per la teologia, forse. Ma per ora non ci sono dati tangibili, realistici, precisi, fondati e rigorosamente soppesati dalla scienza. Sfida per la scienza, dunque? Di certo è molto più complicata, intricata e spinosa che non per la teologia. Se ne riparlerà... a suo tempo.
D. Passarin, in
CredereOggi 225 (3/2018) 146-149