Libro puntuale, pubblicato in edizione italiana dalla EMI di Bologna, nei giorni del pre-conclave, quando il cardinale di Manila figurava in sondaggi vari ed era presente nei media italiani e internazionali.
Il libro era già uscito in lingua inglese presso Orbis Books (New York) nel 2005, ed era frutto delle lezioni alla Loyola School of Theology di Manila (Filippine) e di esercizi spirituali dati a differenti tipi di comunità. Si tratta di un libro di spiritualità, viva e vissuta, dove si insegna a vivere la comunità cristiana nella gioia e nella speranza, e a sentirsi nella chiesa come un “essere-a-casa” (home).
Ma chi è propriamente l’autore, e qual è la sua personalità teologica? È Luis Antonio Gokim Tagle, 56enne arcivescovo di Manila dal 2011, dove è nato nel 1957, figlio di padre filippino e di madre cinese, creato cardinale da Benedetto XVI nel suo ultimo conclave del 24 novembre 2012.
Da giovane ha compiuto gli studi teologici (1985-1992) alla Catholic University of America (Washington, D.C.), conseguendo prima la licenza in teologia con una tesi sul concilio Vaticano II; e nel 1991 la laurea in teologia con una dissertazione su Paolo VI, sotto la direzione del noto ecclesiologo nordamericano Joseph Komonchak, e con la presenza nel doctoral board di David Power, autore di Il mistero eucaristico (nella “Biblioteca di teologia contemporanea” 93, Queriniana 1997).
Vediamo questi studi accademici, che aiutano a capire meglio anche il suo primo libro in lingua italiana.
La tesi per la Licenza era dedicata allo studio di due progetti conciliari: il progetto ecclesiologico del card. Suenens, più descrittivo della realtà della chiesa ad intra e ad extra; e il progetto più teologico del card. Montini focalizzato sulla chiesa come mistero e nella sua missione. Con questa ricerca il giovane studente entrava, in anticipo, tra gli studiosi del concilio Vaticano II.
La dissertazione per la Laurea in teologia recava il titolo: Episcopal Collegiality in the Teaching and Practice of Paul VI (1959-1967), difesa nel 1991, e preparata anche all’Istituto Paolo VI di Brescia, frequentato dal trentenne studente delle Filippine (ospite in quei mesi della Editrice Queriniana) nell’estate 1988; ed edita successivamente con il titolo leggermente mutato: Episcopal Collegiality and Vatican II: the Influence of Paul VI (Loyola School of Theology, Manila 2004), che ha richiamato l’attenzione del professore emerito di ecclesiologia alla Pontificia Università Gregoriana, Francis Sullivan (Theological Studies 67 [2006] 432-433). Con questa tesi sulla collegialità episcopale, non studiata in sé come tema generale, ma focalizzata sul pensiero e sulla pratica di Paolo VI, il giovane autore diventa uno studioso qualificato del papa bresciano.
Rimane da ricordare la sua collaborazione alla ormai celebre Storia del concilio Vaticano II, in 5 voll., edita da Giuseppe Alberigo (e coedita nell’edizione inglese da Joseph Komonchak, il docente tutor di Tagle), e precisamente nel vol. 4 la ricostruzione della cosiddetta settimana nera (14-21 novembre 1964), nella quale apparve la Nota explicativa praevia (16 novembre). Un vescovo, allora curiale, ha giudicato il capitolo “giornalistico e non oggettivo”, ma sarebbe stato difeso (secondo il noto vaticanista del National Catholic Reporter, John Allen) dal card. Ouellet, prefetto della Congregazione dei Vescovi: il controverso capitolo, firmato da Tagle, difende Paolo VI, che ha adottato la strategia di ascoltare tutte le voci, specialmente quelle della minoranza, per salvare il concilio, e pure utilizzando testi ecclesiologici del teologo Joseph Ratzinger. Come dire che la ricostruzione storica proposta è affidabile, pur nel conflitto delle interpretazioni.
Le notizie fornite sull’Autore, entrato, quasi all’improvviso, nelle nostre cronache, da lontane periferie ecclesiali e culturali, sono già un invito a leggere il libro. Le sue pagine, facili e vissute, svolgono una ecclesiologia pasquale, raccogliendo e commentando pagine pasquali del vangelo di Giovanni, degli Atti e di altri testi neotestamentari. Le riflessioni sono situate nel contesto del nostro mondo e animate dalla speranza del vangelo della risurrezione: «Questo millennio è pieno non solo di ambiguità e di incertezze, ma anche di promesse e di speranze, nella ricerca di una nuova umanità, di un nuovo modo di essere umani e di essere una famiglia umana» (p. 18). Ricorre spesso l’espressione della globalizzazione di élite o globalizzazione neoliberista, come globalizzazione escludente, per contraddistinguere il nostro tempo: «La delusione provocata dalla globalizzazione neoliberista tutta protesa al profitto ha causato molta sfiducia e paura nel mondo» (p. 62). Ma qui si inserisce la comunità cristiana – “gente di Pasqua” – con la sua fede nella risurrezione; essa immette nel mondo «una nuova visione della vita, dell’essere umano e del vivere insieme» (p. 103).
© by Missione Oggi (n. 9 novembre 2013)
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